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Si è concluso oggi a Salerno il 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane che ha riunito dal 17 al 20 aprile 660 delegati da 173 diocesi. Don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, propone un «piano di corresponsabilità» a livello nazionale contro le povertà e sul piano educativo in cui «la Caritas si fa facilitatrice, perché le sfide possiamo affrontarle solo insieme».
Un «piano di corresponsabilità» tra Chiesa, società civile e istituzioni contro le povertà, la dispersione scolastica, il lavoro nero e tutte le mafie, «in cui la Caritas si fa facilitatrice, perché le sfide possiamo affrontarle solo insieme». È l’idea lanciata da don Marco Pagniello, direttore di Caritas italiana, a conclusione del 43° Convegno nazionale delle Caritas diocesane che ha riunito dal 17 al 20 aprile a Salerno 660 delegati da 173 diocesi.
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All'incontro nazionale era presente anche la Caritas diocesana di Reggio Calabria - Bova. A rappresentarla il direttore Mariangela Ambrogio, il vice direttore don Nino Russo e il segretario Alfonso Canale.
Quattro giorni di testimonianze e interventi che hanno messo in evidenza la necessità di «abitare il territorio con creatività», mettendo al centro la comunità, rendendo i poveri protagonisti dei processi decisionali. Ma soprattutto dialogando con tutti, all’interno e all’esterno della Chiesa. Con una visione chiara su alcuni temi scottanti, come quello delle migrazioni: «Anche se gran parte degli italiani percepisce i migranti come una minaccia noi diciamo con forza che il futuro si sta proponendo con forza alla nostra attualità. Altrimenti problemi come la denatalità o le pensioni, senza il contributo dei migranti, non si risolveranno», ancora le parole del direttore di Caritas italiana.
«La provocazione più grande che abbiamo sentito a Salerno - ha commentato ancora Pagniello all'agenzia Sir - è la possibilità di costruire comunità nuove includendo i poveri nei processi decisionali. I poveri vogliono fare la propria parte. Per noi è ridirci da cosa partire, ossia dall’inclusione sociale. Costruire comunità non può essere compito solo della Chiesa e il confronto con la società civile è fondamentale. Non pretendiamo che la politica ci capisca ma che ci ascolti».
Il direttore di Caritas italiana ha ribadito ancora una volta la disponibilità a mettere al servizio della politica e delle istituzioni la propria esperienza con le povertà. Ma non sempre all'ascolto, ha aggiunto, c'è adesione. «Noi - ha aggiunto - portiamo proposte accompagnati da dati ed esperienze nei territori, ma allo stesso tempo dobbiamo essere libere dalle aspettative»
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Tra i temi emeri al Convegno nazionale della Caritas diocesane anche quello della dispersione scolastica. In particolare al Sud. Quale l'impegno particolare da sollecitare alle Caritas? «Non solo riparare - ancora don Pagniello - ma cominciare a lavorare un po’ di più sulla prevenzione. Molte Caritas già lavorano tanto ma non è solo una questione di Chiesa. La dispersione scolastica va affrontata con una azione di sistema in cui ognuno deve fare la sua parte (scuole, associazioni, parrocchie, Caritas). Avere il coraggio di essere lievito e sale nei territori e avviare processi per costruire un patto educativo».
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