Il coronavirus esce dai radar, ma non dagli ospedali. L’avvicinarsi della primavera e la possibilità che l’1 aprile sia il “freedom day” italiano aprono sprazzi di normalità. Gimbe e Cnr, però, analizzano il trend di Reggio Calabria. È ancora la seconda provincia per il tasso di trasmissibilità. Informazione e pandemia. L’interesse è crollato all’indomani dell’invasione dell’Ucraina. Ma i contagi rimangono molto alti.
Il coronavirus esce dai radar, ma non dagli ospedali
Sono passati più di due anni da quando l’Italia è piombata nell’incubo coronavirus. Due anni dal primo lockdown, dalle prime mascherine, guanti, gel igienizzati e tutte le contromisure adottate per combattere quella che tanti cronisti hanno definito come una guerra con un nemico invisibile. In queste ultime settimane, il virus è tornato a essere trasparente, soprattutto agli occhi del mondo dell’informazione, schiacciato sotto l’insopportabile peso di un guerra nel Vecchio Continente.
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In generale il Covid sembra essere uscito dai radar: un’istintiva necessità di tornare alla normalità, agevolata dall’addio dell’uso delle mascherine all’aperto e l’avvicinarsi del primo aprile, data del presunto “freedom day” italiano, cioè la fine delle restrizioni. Nelle ultime settimane la campagna vaccinale ha subito una brusca frenata così come i numeri relativi ai ragazzi non hanno avuto l’impennata sperata. Scendendo nel dettaglio, la provincia di Reggio Calabria rimane al secondo posto per il tasso di incidenza dei contagi.
Gli ultimi dati sui recoveri
A confermarlo sono le analisi di Cnr e Gimbe. Al primo posto c’è Lecce, mentre al terzo c’è la dirimpettaia Messina. Un’area dello Stretto, quindi, sotto la lente degli esperti: non bisogna abbassare la guardia anche perché, ormai, il Covid è entrato in (quasi) tutte le famiglie.
Spesso, per fortuna, con una sintomatologia lieve, evitando così di porre in ulteriore stato di stress le strutture ospedaliere del territorio. Certo, senza fare terrorismo psicologico, va evidenziato come i ricoveri rimangono costanti così come, purtroppo, si continua a morire di Covid (soprattutto tra i non vaccinati). Il virus quindi, a scanso di equivoci, non è ancora debellato. La lenta e inesorabile trasformazione da pandemia a endemia non conosce sosta.
PER APPROFONDIRE: Coronavirus, giù la mascherina (all’aperto)
Dal 1 aprile, probabilmente, torneremo a guardare le espressioni del volto anche al chiuso, così come riprenderanno le tantissime attività vietate dallo stato d’emergenza nazionale. In questo percorso vanno tutelate le fasce deboli: bambini e anziani. Sono loro a doversi ricalibrare in una realtà quotidiana che li ha visti, spesso, isolati dal resto del mondo per tutelarne la loro salute. Spazio alla socialità, quindi, ma ancora con un pizzico (la dose è da valutare in base alle situazioni) di sana premura.