Avvenire di Calabria

Per i troppi emarginati, la Chiesa cattolica c’è: lo dimostrano i numeri

Così l’8xmille dona speranza a Reggio Calabria: l’esempio di Archi

Una firma che fa bene. Le suore alcantarine gestiscono ad Archi un centro d’ascolto che ospita gli ultimi della città: è la carità della porta accanto

di Redazione Web

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Un bagliore di speranza. Lo stesso che filtra varcando la porta del Centro d’ascolto “Don Italo Calabrò” nel quartiere di Archi a Reggio Calabria.

A schiudere l’uscio sono le suore francescane alcantarine che ormai da oltre un secolo abitano il territorio sempre con lo stile della carità operosa. Con loro sono cresciute generazioni di volontari e di ragazzi che, grazie a quel bagliore di speranza, hanno scelto la via che porta a una vita piena, senza compromessi. Questo perché le suore vivono le strade di Archi e le animano con un appuntamento diventato ormai una sana abitudine: Archiestate.

Da quel viatico passano i colori dei bimbi di un quartiere complicato, dove a cavallo tra gli anni ‘70 e gli anni ‘90 si è alimentato il mito della ‘ndrangheta all’ombra di alcune famiglie mafiose della zona. Così tanto l’animazione di strada quanto il Centro d’ascolto intitolato a don Calabrò rappresentano le due anime dell’impegno francescano nella zona nord di Reggio Calabria.


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Un servizio di prossimità sostenuto con profetica lungimiranza dai fondi dell’8xmille che da sempre rappresentano una delle sembianze che la Divina Provvidenza incarna per non abbandonare i figli più fragili. Per il nostro settimanale, quelle porte - da cui affiorano i bagliori di speranza di cui scrivevamo ad inizio articolo - sono un approdo sicuro per toccare con mano la creatività della carità. Nel corso degli ultimi anni abbiamo raccontato l’impegno dell’Unità di Strada “Delicati segni di speranza”, altro progetto sostenuto dai fondi all’8xmille per la Chiesa cattolica, che si prendeva cura delle donne vittime di strada.

Sul pullmino guidato dalle alcantarine sono saliti ragazze e ragazzi plasmati dalla spiritualità del Poverello d’Assisi che chiamo ciascuno a prendersi cura delle ferite dei “lebbrosi di oggi”. Qualcuno potrebbe azzardare nel dire che, quello vissuto ad Archi, è un miracolo quotidiano. E, in fondo, così è. Potremmo aggiungere anche i percorsi vocazionali per tanti giovani che, attraverso il volontariato o il Servizio civile, hanno capito quale strada intraprendere nella loro vita. Dietro l’impegno delle suore nulla è lasciato al caso, ma c’è un’organizzazione meticolosa, una conoscenza personale dei bisogni emergenti e delle storie che si incontrano giorno dopo giorno. Non è un caso che il servizio agli indigenti che prevede la mensa (e prima del Covid anche la possibilità delle docce) rientri nel più ampio spettro dell’Ascolto con l’a maiuscola. Non ci può essere aiuto senza ascolto altrimenti sarebbe solo assistenzialismo.

L’8xmille e le suore alcantarine hanno fatto proprio questo assunto determinandolo come autentico stile di impegno caritativo. Un impegno inesauribile che, ad esempio, durante il periodo pandemico ha assunto contorni di prima assistenza a chi viveva quel tempo per strada al pari - come dimenticarlo! - dell’attenzione all’universo degli sbarchi delle persone migranti che approdavano in riva allo Stretto alla ricerca di futuro. Per tutti loro quella porta del Centro d’Ascolto si è schiusa: abbracci e lacrime, sudore e sorrisi. Ogni angolo della casa delle alcantarine racconta questo: i gradini accolgono l’umanità che chiede aiuto e, camminando lungo il corridoio centrale che conduce alle cucine, ci si imbatte in una cappelletta dove la speranza si incarna e finisce in un legno di croce. Le braccia spalancate sono una costante conferma per le suore e i volontari: solo tenendo ben aperte le braccia si può accogliere senza riserve. Un’accoglienza che diventa paradigma per comprendere al meglio che fine fanno i fondi dell’8xmille. Oltre le fake news e i luoghi comuni: provare per credere. Sulla via principale di Archi chiunque può farsi un’idea e assaporare la bellezza della gratuità.

8xmille, un gesto d’amore che non costa nulla

Se fare un gesto d’amore ti fa sentire bene, immagina farne migliaia». Questo il claim della nuova campagna di comunicazione 8xmille della Conferenza episcopale italiana, che mette in relazione il valore di ogni firma con la realizzazione di migliaia di progetti in Italia e nei Paesi in via di sviluppo.

La campagna prende le mosse dalla vita quotidiana degli italiani e arriva fino alle opere della Chiesa, attraverso la cifra semantica dei “gesti d’amore”: piccoli o grandi atti di altruismo che capita di fare nella vita e che non fanno sentire bene solo chi li riceve, ma anche chi li compie. «Firmare è importante perché permette di riscoprire i valori fondamentali dell’8xmille: il bene comune, la condivisione, la corresponsabilità, il sostegno economico delle Chiese nella loro missione». Lo afferma il segretario Generale della Cei, monsignor Giuseppe Baturi, secondo il quale «destinare l’8xmille alla Chiesa cattolica è una scelta di libertà per lo Stato e non di convenienza economica.

Con le risorse a disposizione si va incontro ai bisogni delle persone indigenti, dei migranti, di chi cerca una casa, di chi ha necessità di curarsi, dei più poveri, italiani e stranieri». Non è una tassa, e a te non costa nulla. Con la tua firma per l’8xmille alla Chiesa cattolica potrai offrire formazione scolastica ai bambini, dare assistenza ad anziani e disabili, assicurare accoglienza ai più deboli, sostenere progetti di reinserimento lavorativo, e molto altro ancora.

Ma come firmare per l’8xmille alla Chiesa cattolica? Innanzitutto, la firma non è una tassa e al contribuente non costa nulla. Quella dell’8×mille alla Chiesa cattolica è una firma che può essere apposta da tutti coloro che concorrono al gettito Irpef: chi presenta il 730, chi presenta il Modello Redditi, ma anche chi dispone solamente del Modello Certificazione unica, per chi possiede unicamente redditi di pensione, di lavoro dipendente o assimilati e non è obbligato a presentare la dichiarazione. Sia nel 730 che nel Modello Redditi e nel Modello Cu bisogna firmare nel riquadro relativo alla scelta per l’8xmille dell’Irpef nella casella “Chiesa cattolica” facendo attenzione non invadere le altre caselle per non annullare la scelta. Nel Modello Cu bisogna firmare anche nello spazio “Firma” posto in basso nella scheda. Come è noto, la decisione di chi si esprime serve a stabilire la destinazione dell’intera quota da assegnare, supplendo dunque anche alla mancata espressione di una preferenza da parte di chi non firma.

8xmille, il contesto: i numeri dimostrano la prossimità della Chiesa cattolica

Come sono state utilizzate le risorse destinate dai contribuenti alla Chiesa cattolica attraverso la firma per l’8xmille? Lo racconta il “Rendiconto 2022” – disponibile online – che, con dati organici e storie di vita, spiega come sono stati spesi i fondi dell’8xmille, negli ambiti previsti dalla legge: culto e pastorale, carità in Italia e nei Paesi del Terzo Mondo e sostentamento dei sacerdoti.

Il documento «è una ulteriore conferma della volontà dell’Episcopato italiano di assumere la rendicontazione nel suo grande valore etico ed ecclesiale», sottolinea monsignor Giuseppe Baturi, arcivescovo di Cagliari e Segretario Generale della Cei per il quale «la gestione economica della Chiesa deve infatti caratterizzarsi non solo per la competenza e l’onestà degli operatori ma anche per la trasparenza della gestione e il coinvolgimento costante di tutta la comunità».

Con la pubblicazione del Rendiconto, l’Episcopato italiano – rileva monsignor Baturi – procede dunque «sulla via intrapresa già trent’anni fa, per rispetto alle persone e alle loro intenzioni, per garanzia di correttezza, di trasparenza e di puntualità e per educare un autentico spirito di famiglia nelle stesse comunità cristiane». «Sono in gioco – conclude il Segretario Generale della Cei – l’educazione dei fedeli e la testimonianza credibile della Chiesa. Il rapporto con i beni temporali testimonia la sequela di Cristo e la serietà con cui la Chiesa vive il Vangelo».

Recentemente, la Presidenza della Cei ha disposto un primo stanziamento di 1 milione di euro dai fondi dell’8xmille che i cittadini destinano alla Chiesa cattolica, per far fronte alle necessità della popolazione colpita dall’ondata di maltempo che sta flagellando l’Emilia-Romagna. «Vogliamo esprimere, anche con questo gesto concreto, la prossimità della Chiesa in Italia alle tantissime persone che, a causa dell’alluvione e delle esondazioni, sono sfollate, avendo perso tutto o molto. Continuiamo a farci prossimi e a pregare per quanti, in questo dramma, hanno perso anche la loro vita. Siamo grati alle diocesi, alle parrocchie, agli istituti religiosi che non hanno lasciato sole le comunità dell’Emilia-Romagna», afferma il Cardinale Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e Presidente della Cei. Lo stanziamento della Presidenza Cei sarà erogato attraverso Caritas Italiana che è in contatto continuo con le Caritas delle diocesi colpite da questa emergenza per monitorare la situazione e provvedere alle prime urgenze.

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