Avvenire di Calabria

In questa intervista esclusiva il capo del dipartimento antidroga annuncia un forte cambio di passo

«Così si batte la droga», parla Paolo Molinari

94 milioni per la prevezione e un nuovo patto educativo: «Dialogo fra territori per un futuro più libero»

di Davide Imeneo

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Alla vigilia del 26 giugno, Giornata mondiale contro l’abuso di droga e il traffico illecito, abbiamo incontrato Paolo Molinari, capo del Dipartimento per le politiche contro la droga e le altre dipendenze di Palazzo Chigi. Il suo incarico coincide con un passaggio spartiacque: la Legge di bilancio 2025 ha istituito un Fondo nazionale da 94 milioni di euro l’anno per prevenzione, cura e ricerca sulle dipendenze, allargando per la prima volta lo sguardo alle forme comportamentali – dal gioco d’azzardo all’uso compulsivo dei social.

Dipendenze, l’Italia alza lo scudo: parla Paolo Molinari, capo del Dipartimento per le politiche contro la droga

Paolo Molinari arriva a questo appuntamento forte del confronto con gli operatori dei Servizi per le dipendenze e delle Comunità, nonché degli scambi sui tavoli europei, ma soprattutto con l’urgenza di rispondere a tendenze che corrono veloci: il boom di policonsumo fra i giovanissimi, l’esplosione delle Nuove sostanze psicoattive, il confine sempre più sottile tra dipendenze chimiche e digitali.



Nel corso dell’intervista che segue – realizzata in esclusiva per Avvenire – il dirigente illustra come saranno ripartite le risorse del nuovo Fondo, anticipa le misure per accelerare la “tabellazione” delle nuove sostanze psicoattive, racconta i progetti che entreranno nelle aule già dal prossimo anno scolastico e svela i temi chiave della Conferenza nazionale sulle dipendenze fissata per fine 2025.

Ne emerge una visione di “Italia libera dalle droghe” costruita su tre pilastri: dialogo fra istituzioni e territori, protagonismo dei giovani e divulgazione scientifica accessibile. Un cantiere aperto che chiama in causa famiglie, scuole, sanità e mondo digitale. E proprio da qui comincia la nostra conversazione.

In che modo il nuovo Fondo nazionale per le dipendenze patologiche cambierà la distribuzione delle risorse fra prevenzione, cura e ricerca?

È stata la stessa legge di bilancio del 2025 che ha istituito questo Fondo da 94 milioni di euro all’anno, ad aver stabilito alcuni paletti. L’1,5% di queste risorse – che per il 2025 equivalgono a circa 1,4 milioni – viene trasferito dal Ministero della salute, che è titolare di questo fondo, al Dipartimento delle politiche contro la droga e le altre dipendenze e utilizzato per la realizzazione di attività di analisi e monitoraggio del fenomeno delle dipendenze patologiche da parte dell’Osservatorio nazionale permanente sulle droghe, sulle tossicodipendenze e sulle altre dipendenze patologiche.


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La restante parte del Fondo è ripartita tra le Regioni: il 30% è utilizzabile per l’assunzione a tempo indeterminato di personale dei ruoli sanitario e socio-sanitario da destinare ai servizi pubblici per le dipendenze per le prestazioni concernenti l’attuazione dei piani regionali di prevenzione, una quota pari al 34,25% è destinata alla realizzazione dei piani regionali sul gioco d’azzardo patologico e la restante quota del 34,25% dovrà essere utilizzata per la realizzazione di piani regionali sulle dipendenze patologiche. Come vede, tutti gli ambiti, dalla ricerca alla prevenzione alla cura, vengono coperti.

Il recente aumento delle Nuove Sostanze Psicoattive impone risposte rapide: è ipotizzabile un iter accelerato per inserire le nuove sostanze psicoattive nelle tabelle ministeriali?

Poter accelerare l’iter di inserimento nelle tabelle del Ministero della salute le sostanze in tempi sempre più brevi è sicuramente auspicabile, considerando soprattutto che le nuove sostanze psicoattive compaiono sul mercato molto velocemente. Dobbiamo, però, tenere conto che la procedura seguita dal ministero per la formulazione dei decreti di tabellazione talvolta impone tempi necessariamente più lunghi.

La Relazione annuale 2024 evidenzia un boom di poli-consumo fra i 15-24 anni: quali interventi mirati nelle scuole sono previsti per il prossimo anno scolastico?

Nell’ottica di tutelare la salute e il benessere collettivo e individuale, nell’ambito delle “Linee guida per l’insegnamento dell’educazione civica” del Ministero dell’istruzione e del merito sono previsti percorsi educativi per il contrasto alle dipendenze derivanti da droghe, fumo, alcool, doping, uso patologico del web, gaming e gioco d’azzardo. Conoscere i rischi e gli effetti dannosi che derivano dall’uso di sostanze o dall’uso patologico di internet e delle altre tecnologie, anche attraverso l’informazione delle evidenze scientifiche, è essenziale già dalle scuole elementari. Nell’anno scolastico che si è appena chiuso, con Ministero dell’istruzione e del merito e Ministero della salute abbiamo promosso un concorso nazionale “No alla droga, no ad ogni forma di dipendenza” che ha visto la partecipazione di numerose scuole di ogni ordine e grado, con gli alunni che si sono messi in gioco con performance teatrali, scrittura di testi di canzoni, proposte di fumetti, brevi video e clip. Nel prossimo anno scolastico l’impegno proseguirà e aumenterà, lasciando sempre la libertà agli insegnanti di declinare nel modo più efficace le singole iniziative ma incentivando sempre di più il coinvolgimento attivo di studentesse e studenti.

Come si possono integrare i programmi di prevenzione alle droghe con quelli su dipendenze comportamentali, gioco d’azzardo e uso malsano dei social?

L’integrazione non è una possibilità ma una necessità, dato che le varie dipendenze, siano esse legate all’uso di una sostanza o comportamentali, partono tutte da una base, da meccanismi comuni che coinvolgono il sistema di ricompensa del cervello. Non a caso, la legge di bilancio 2025 ha modificato la denominazione del Dipartimento della Presidenza del Consiglio dei ministri, portandolo dall’occuparsi di “politiche antidroga” a “politiche contro la droga e le altre dipendenze”. E non a caso, nella prevista Conferenza nazionale sulle dipendenze di fine 2025, una novità rispetto alle edizioni del passato riguarderà proprio le tematiche che verranno discusse, ampliate includendo con le dipendenze da sostanze anche quelle comportamentali, come gioco d’azzardo e uso compulsivo della tecnologia, con particolare attenzione verso i comportamenti a rischio dei giovani. Tutto questo proprio anche per valutare come integrare, nel miglior modo possibile e sostenibile, i programmi di prevenzione e quelli di cura tra diverse tipologie di dipendenze.

In un’ottica valoriale, come si può promuovere nei giovani la cultura della cura di sé e dell’altro, alternativa alla cultura dello sballo?

Ciò che abbiamo compreso negli anni è che bisogna affrontare con i giovani, i ragazzi, questi argomenti sempre prima come età. Bisogna prima di tutto farsi capire, quindi utilizzare i loro linguaggi e i loro strumenti, non pretendere che siano loro ad adattarsi ai nostri. E poi bisogna metterli nelle condizioni affinché possano ascoltare direttamente dalla viva voce dei protagonisti le “storie”, senza paternalismi ma potendosi mettere nei “panni dell’altro” che ha vissuto situazioni magari per loro impensabili, immaginate tanto lontani ma rischiosamente spesso vicine. Bisogna garantire loro che possano esserci occasioni, ambienti adeguati dove questo incontro e confronto possa avvenire sempre più frequentemente.

Guardando al futuro, quale visione di “Italia libera dalle droghe” vuole consegnare alle nuove generazioni e quali valori ritiene essenziali per realizzarla?

L’impegno del Governo è quello di rafforzare il sistema italiano delle dipendenze che sappia intercettare e rispondere alle più varie situazioni, un sistema nel quale ci sia un costante confronto e scambio tra rappresentanti delle comunità, dei SerD, delle principali società mediche e scientifiche italiane, un sistema grazie al quale affrontare le varie questioni insieme, senza contrapposizioni ma con una sana dialettica e una fiducia reciproca, perché ciascuno ha una parte nella soluzione. Credo che il primo pilastro per un’Italia che lei descrive sia questo, al quale si aggiungono dialogo, informazione e comunicazione.

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