
“Fragile, maneggiare con cura”: a Reggio Calabria un incontro sulla fragilità con don Massimo Angelelli
La fragilità umana non è una debolezza, ma una parte essenziale della nostra identità. Un
Parte mercoledì 1 luglio «Rete che ascolta», il progetto della Chiesa italiana che collega attualmente 63 consultori familiari e mette a disposizione le competenze di 309 operatori attraverso il numero 06.81159111 e, per le persone con disabilità, attraverso la mail pastoraledisabili@chiesacattolica.it. Promossa dall’Ufficio nazionale per la Pastorale della famiglia, dal Servizio nazionale per la pastorale delle persone con disabilità e dalla Caritas italiana, in collaborazione con la Conferenza dei Consultori familiari di ispirazione cristiana e l’Unione consultori italiani prematrimoniali e matrimoniali, l’iniziativa rappresenta una forma di prossimità alle tante persone che, nella fase 2 e 3 della pandemia, vivono situazioni di disorientamento e disagio, oltre che l’offerta di un servizio reticolare a 360°.
Chi contatterà lo 06.81159111 troverà dal lunedì al venerdì, dalle 9 alle 13 e dalle 15 alle 19, un consulente formato all’ascolto, in particolare a quello telefonico, che potrà offrire un sostegno attraverso tre modalità: individuare una soluzione al problema nell’immediato; indirizzare al consultorio attivo sul territorio per avviare percorsi specifici; oppure, in caso di problemi afferenti alle sfere della povertà e/o dell’assistenza, reindirizzare allo sportello Caritas o a un’equipe della pastorale per le persone con disabilità. Grazie alla piattaforma, inoltre, ogni consultorio che aderirà al progetto avrà a disposizione un numero telefonico dedicato che potrà essere utilizzato in modo personalizzato a livello locale.
La fragilità umana non è una debolezza, ma una parte essenziale della nostra identità. Un
La preghiera per papa Francesco ha caratterizzato la sessione del Consiglio episcopale permanente che si
Conclusi a Roma i lavori della Conferenza episcopale italiana: priorità al Giubileo, ai giovani e alla giustizia sociale