
“Fragile, maneggiare con cura”: a Reggio Calabria un incontro sulla fragilità con don Massimo Angelelli
La fragilità umana non è una debolezza, ma una parte essenziale della nostra identità. Un
Nuovo stanziamento della Cei per la lotta al coronavirus e alle sua conseguenze. Si tratta di un aiuto straordinario dell’entità di 200 milioni di euro «per sostenere – informa un comunicato emesso ieri – persone e famiglie in situazioni di povertà o di necessità, enti e associazioni che operano per il superamento dell’emergenza provocata dalla pandemia, enti ecclesiastici in situazioni di difficoltà». La Presidenza della Cei – sentite tutte le Conferenze Episcopali Regionali – lo stanzia per contribuire a far fronte alle conseguenze sanitarie, economiche e sociali provocate dal Covid–19.
I 200 milioni di euro, provengono dall’otto per mille che i cittadini destinano alla Chiesa Cattolica e sono stati recuperati dalla finalità a cui erano stati destinati, essenzialmente l’edilizia di culto. Di questi, 156 milioni sono ora ripartiti, in modo proporzionale, fra tutte le Diocesi.
L’erogazione, sottolinea la nota, avverrà entro fine aprile e impegna a un utilizzo di tali risorse entro il 31 dicembre 2020; la rendicontazione – che dovrà essere inviata alla Segreteria Generale della CEI entro il 28 febbraio 2021 – si atterrà al dettato concordatario (legge 222/85) e ai criteri di trasparenza, rafforzati dall’Assemblea Generale del maggio 2016. «Tenuto conto delle differenti situazioni esistenti sul territorio nazionale – conclude il comunicato –, le modalità di tale rendicontazione non seguiranno la griglia predisposta per i fondi ordinari, ma dovranno specificare: i soggetti destinatari delle erogazioni, le causali, le somme erogate, i relativi giustificativi – secondo prassi – delle attività sostenute».
Continua ad allungarsi di giorno in giorno l’elenco degli interventi della Chiesa italiana per sostenere la lotta alla pandemia. Con quello di ieri, in particolare, sale a 222,5 milioni di euro la somma stanziata dalla Cei dai fondi 8xmille. E a questa cifra vanno aggiunti naturalmente gli interventi (che più volte Avvenire ha documentato) delle Conferenze Episcopali regionali, delle diocesi e di tutte le altre realtà del mondo cattolico. Inoltre bisogna considerare che questo intervento straordinario è aggiuntivo rispetto alla carità per così dire “normale” che viene messa in atto anche quando non ci sono emergenze. Nel 2019, ad esempio, l’8xmille destinato agli interventi caritativi è stato di 285 milioni di euro (10 in più del 2018), di cui 150 alle diocesi italiane e 70 ai Paesi in via di sviluppo, oltre ad una quota di 65milioni di euro per esigenze di rilievo nazionale.
Da quando è scoppiata l’emergenza coronavirus, la Cei è intervenuta tempestivamente e su più fronti. I primi due interventi, ai primi di marzo sono stati a favore del Banco Alimentare (500mila euro per la spesa delle famiglie povere) e delle 220 Caritas diocesane di tutta Italia (10 milioni di euro). Sono seguiti poi altri due interventi da tre milioni di euro ciascuno, il 24 e il 30 marzo. I primi tre milioni sono andati alla Piccola Casa della Divina Provvidenza – Cottolengo di Torino, all’Azienda ospedaliera “Cardinale Giovanni Panico” di Tricase, all’Associazione Oasi Maria Santissima di Troina e, soprattutto, all’Istituto Ospedaliero Poliambulanza di Brescia, che – in meno di un mese – ha mutato radicalmente l’organizzazione dell’Ospedale. Era questo il periodo della primissima emergenza sanitaria e dunque si è ritenuto di intervenire a sostegno degli ospedali, per favorire l’acquisto di strumentazione medica e di mascherine e materiali per la protezione personale degli operatori della salute. Analogamente anche i tre milioni del 30 marzo hanno raggiunto la Fondazione Policlinico Gemelli, l’Ospedale Villa Salus di Mestre e l’Ospedale Generale Regionale Miulli di Acquaviva delle Fonti (Ba).
Il 3 aprile, infine, ai primi 16,5 milioni se ne sono aggiunti altri sei per le strutture sanitarie cattoliche (spesso le uniche esistenti) nei Paesi africani e del terzo mondo. Cinque di questi milioni per gli ospedali, uno per la formazione del personale. Agli aiuti economici vanno poi aggiunte le strutture messe a disposizione. Secondo il report più recente (ma i numeri sono in costante aggiornamento), sono 33 le diocesi (in 13 regioni ecclesiastiche) ad aver messo a disposizione della Protezione Civile e del Sistema Sanitario Nazionale 46 strutture per oltre 1.200 posti. Sono poi 23 le diocesi (in 9 regioni ecclesiastiche) ad aver fatto sapere di aver impegnato 28 strutture per più di 500 posti nell’accoglienza di persone in quarantena e/o dimesse dagli ospedali. Infine 27 diocesi (in 12 regioni ecclesiastiche) hanno informato di aver messo a disposizione 32 strutture per oltre 600 posti per l’accoglienza aggiuntiva di persone senza dimora.
Posti letto e terapie intensive, infine, sono a disposizione in molti ospedali cattolici. A Roma, oltre al Gemelli, ci sono l’Idi, il Campus Bio–Medico e anche diverse strutture che fanno capo all’Aris.
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