Avvenire di Calabria

Alberto Pellai sostiene che non basta tornare in presenza a scuola, ma occorre proporre metodi per guarire dal malessere creato dalla pandemia

Covid e adolescenza, lo psicoterapeuta: «Rispolverare la responsabilità educativa»

«Vedo che troppi adulti hanno cominciato a mollare, se questo succede il ragazzo implode perché non ha più una base sicura», spiega l'esperto

di Redazione Web

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Covid e adolescenza, lo psicoterapeuta: «Rispolverare la responsabilità educativa». Abbiamo intervistato Alberto Pellai, medico psicoterapeuta dell’Università di Milano, che spiega come il coronavirus stia mietendo tantissime vittime "invisibili".

Covid e adolescenza, lo psicoterapeuta: «Rispolverare la responsabilità educativa»

Alberto Pellai è medico psicoterapeuta dell’Università di Milano. Sostiene che non basta tornare in presenza a scuola, ma occorre proporre metodi per guarire dal malessere creato dalla pandemia: «In questo momento c’è da accelerare una risocializzazione degli adolescenti, tornare a considerare le relazioni tra pari che per loro restano fondamentali, soprattutto dopo un tempo così sfidante e difficile come quello segnato da questa pandemia».

C’è una parte di loro affaticata. Cosa pensa dello sportello psicologico nelle scuole?

È vero che lo sportello non è una novità, ma io credo che in questo momento rafforzare l’offerta di questa misura possa essere fondamentale, potenzierei la figura dello psicologo scolastico e aumenterei le ore di ascolto a disposizione dei ragazzi. Lo psicologo scolastico potrebbe essere una figura chiave di svolta non solo per l’aiuto ma anche per indirizzare progetti concreti di assistenza.


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La pandemia ha smascherato un società già di fatto destrutturata, cioè senza strumenti adatti ad affrontare l’emergenza?

Il Covid ha smascherato una serie di aspetti sacrificati all’interno della nostra società. Negli ultimi 10, la scuola ha sacrificato molto il suo significato distintivo, gli studenti sono stati costretti in classi pollaio, con personale docente sempre troppo ridotto. Noi italiani abbiamo pagato caro tutto questo negli ultimi tempi, ma possiamo rimediare. Serve una visione aggregativa all’interno della comunità una visione evolutiva. C’è evidentemente un altro modo di intendere l’investimento sulla formazione.


PER APPROFONDIRE: Covid, l’allarme dei neuropsichiatri


La psicologia sembra una "Cenerentola" assente in alcuni settori e molto presente in altri con diseguaglianze nelle fasce della società, come promuovere il benessere psicologico collettivo necessario per ripartire?

La risposta è nel vedere la psicologia non solo come un’arma, ma come una risorsa che crea benessere nella vita collettiva e individuale, vedere il disagio psichico non solo come un fatto clinico, ma come possibilità preventiva della nostra identità e quindi del nostro benessere strutturale.

Vedo che troppi adulti hanno cominciato a mollare, se questo succede il ragazzo implode perché non ha più una base sicura, ma vedo anche molti docenti che anche dentro la Dad hanno continuato a tenere alto il coinvolgimento dei loro allievi. Noi adulti dobbiamo considerarci come capitani coraggiosi in questa tempesta del Covid, capire che i nostri ragazzi ci vedono al timone di questa nave e che il nostro ruolo è quello di restare attaccati a quel timone.

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