Avvenire di Calabria

Oggi, 11 settembre, è la Giornata internazionale in memoria dei lavoratori morti o feriti sui luoghi di lavoro

Morti bianche, cresce il numero delle vittime sul lavoro

Un fenomeno tutt'altro che in calo specialmente in alcuni paesi occidentali tra cui l'Italia: ecco gli ultimi dati

di Redazione Web

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Oggi, 11 settembre, è la Giornata internazionale in memoria dei lavoratori morti o feriti sui luoghi di lavoro. Un fenomeno tutt'altro che in calo specialmente in alcuni paesi occidentali tra cui l'Italia: ecco gli ultimi dati.

Non si può morire di lavoro, oggi il ricordo delle morti bianche

Più di tre persone al giorno. È il numero, in media, dei morti sul lavoro nel 2022, un numero tornato ai livelli precedenti la pandemia. Sono 1090 secondo le rilevazioni dell’Inail al 31 dicembre 2022.

Nel 2021 sono stati 1.221, ma si contano in quell'anno tanti morti per Covid che invece non ci sono nell'anno successivo. Il numero è tornato in linea con quelli del 2019, ultimo anno prima della pandemia. Si registrano 180 casi in meno rispetto al 2020, 1.270 decessi, e uno in più rispetto al periodo gennaio-dicembre 2019, 1.089 morti sul lavoro.


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Lo scorso anno sono state presentate 697.773 denunce di infortunio sul lavoro con un aumento di oltre il 25% rispetto all'anno precedente. Sono in aumenti le patologie di origine professionale denunciate: 60.774 (+9,9%).

L'aumento degli infortuni sul lavoro denunciati nel 2022 è legato sia alla componente femminile, che registra un incremento percentuale maggiore e pari a +42,9%, sia a quella maschile, ma in misura minore, visto che presenta un +16%. Quasi la metà dei casi è nella classe 40-59 anni.

Nel 2023, sarebbero addirittura in crescita rispetto al 2022 gli infortuni sul lavoro, con un 4,4% in più rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. I primi 7 mesi del 2023 hanno registrato già 559 vittime, praticamente circa 80 morti al mese.


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Preoccupa anche la percentuale giovanile, vittima degli incidenti sul lavoro, con una mortalità significativa tra i 15 e i 24 anni, ben superiore a quella tra i 25-34enni. Sono i dati presentati dall’Osservatorio Vega, su Sicurezza e Ambiente.

Per l’Osservatorio, in base ai dati raccolti, il livello emergenziale delle morti sul lavoro rimane alto e riguarda spesso lavoratori stranieri. Il loro rischio di infortunio mortale sarebbe quasi il doppio rispetto a quello degli italiani, con un’incidenza del 33,3% contro il 16,9% dei colleghi italiani. In diminuzione dall’inizio dell’anno invece le denunce, con un – 21,9% rispetto al 2022.

Il dato comunque va interpretato, alla luce della diminuzione di infortuni sul lavoro causa Covid. La conclusione – o almeno la riduzione – dell’emergenza sanitaria sarebbe quindi la vera spiegazione dietro alla diminuzione dei casi di infortunio, relativi nello specifico soprattutto all’ambito sanitario.


PER APPROFONDIRE: Basta sfruttamento, con il lavoro non si scherza: parola a Sbarra (Cisl) e Bombardieri (Uil)


La filiera della manifattura sarebbe quella più a rischio incidenti, infortuni e morti, con una percentuale che supera il 42%, stando agli ultimi dati. Tra le regioni con dati più allarmanti l’Umbria, l’Abbruzzo, la Basilicata e la Calabria. Sono i luoghi dove, nel 2023, i lavoratori hanno rischiato maggiormente la vita. 

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