Avvenire di Calabria

Le parrocchie della diocesi di Crotone sulla spiaggia della tragedia pregano e ricordano la Passione

Cristo crocifisso nello straniero non accolto, la Via Crucis a Cutro

Monsignor Panzetta: «Abbiamo bisogno di un clima di accoglienza e fraternità»

di Redazione Web

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“Con Cristo tra i migranti dinanzi all’indifferenza del potenti”. Questo titolo la Via Crucis che si è tenuta ieri pomeriggio sulla spiaggia di Steccato di Cutro, a una settimana dal tragico naufragio.

Un momento di cordoglio voluto dalla diocesi e da Migrantes

L’iniziativa è organizzata dagli Uffici Migrantes e liturgico dell’arcidiocesi di Crotone-Santa Severina. «Alla luce della tragedia che si è consumata nei giorni scorsi sulle coste del comune di Cutro, come comunità diocesana siamo chiamati a farci carico del dramma che ha colpito questi nostri fratelli», scrivono i due uffici diocesani in una nota. «La morte e le terribili sofferenze che hanno colto questi innocenti in fuga dai loro paesi alla ricerca di una vita migliore interpellato profondamente le nostre coscienze e la nostra fede». Per la diocesi crotonese «uno dei modi attraverso cui, come cristiani, possiamo farci prossimi alle afflizioni di questi nostri fratelli è sicuramente la preghiera, che rappresenta appunto lo strumento attraverso il quale intendiamo affidare a Colui che tutto può e che tutti consola la vicenda umana e spirituale di queste persone». «Non vogliamo un’Europa con il filo spinato e laddove è difficile trovare accoglienza. Le persone che hanno perso la vita in questo mare sono la carne di Gesù», ha detto alla Via Crucis monsignor Angelo Raffaele Panzetta, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, assieme a monsignor Giovanni Checchinato, arcivescovo di Cosenza-Bisignano, e monsignor Serafino Parisi, vescovo di Lamezia Terme.


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Serve un clima di accoglienza e fraternità. Dio ha già accolto questi fratelli

Il presule crotonese ha evidenziato che «Gesù è il cuore accogliente e ospitale di Dio nei confronti dell’umanità. Se siamo cristiani non possiamo non essere accoglienti, dobbiamo avere il cuore aperto come il Signore» e «sappiamo che Dio, oceano di pace, ha accolto questi fratelli con cuore di Padre». Per il presule crotonese, «abbiamo la necessità di generare intorno a noi un clima di accoglienza, di fraternità, di amicizia, non permettiamo alla paura di farci diventare comunità dal cuore gelido, atterrito di fronte alle diversità, perché noi vogliamo una convivialità delle differenze».

La rete ignaziana di Reggio scrive a Piantedosi

E all'indomani della Via Crucis, anche la rete ignaziana della diocesi di Reggio Calabria-Bova - formata da Cvx, Meg, Magis, Gruppo jonico, Casa Reghellin, Associazione “Fratelli tutti”, ReggioNonTace, Casa Eutopia, padri Gesuiti - è intervenuta con una dura lettera al ministro Piantedosi: «Quale regola ci consente di usare mezzi inadeguati se dobbiamo salvare dal pericolo della morte tanti esseri umani che, nella disperazione tremenda della loro condizione, si attaccano ad ‘un pezzo di legno’, ‘ultima spiaggia’ per la propria speranza?», si chiedono le associazioni. E ancora: «Non possiamo insegnare ai nostri figli il senso di responsabilità se mostriamo loro che non riusciamo a soccorrere persone che sono in difficoltà e che lottano tra la vita e la morte. Non possiamo essere ‘punto di riferimento’ per i nostri figli se chiudiamo le frontiere e i porti alla speranza di chi vuole un riconoscimento della propria dignità. Non possiamo aiutare la maturazione dei nostri figli se alziamo muri, se forniamo armi per le guerre, se non chiediamo perdono per l’ingiustizia che alimentiamo».


PER APPROFONDIRE: Naufragio di Cutro, aperta la Camera ardente. La preghiera del vescovo Panzetta


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