Avvenire di Calabria

Oggi, 20 maggio, il risultato del lavoro certosino di restauro sarà presentano ai fedeli nel corso di un'iniziativa pubblica

San Marco Argentano, oggi svelato il restauro della Croce del 1308

La croce che è a forma latina, è realizzata in lamine d'argento sbalzato e parzialmente dorato, vincolate ad una struttura lignea

di Redazione Web

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Una Croce Reliquiario risalente al 1308 è stata restaurata nella diocesi di San Marco Argentano-Scalea. Oggi, 20 maggio, il risultato del lavoro certosino di restauro sarà presentano ai fedeli nel corso di un'iniziativa pubblica.

Restaurata la Croce Reliquiario del 1308 presente nella Cattedrale di San Marco Argentano

Venerdì 20 maggio alle ore 18 nella chiesa cattedrale di San Marco Argentano presentato il recente restauro della Croce Reliquiario. Introdurrà i lavori il direttore dell’ Archivio Storico e della Biblioteca Diocesana don Pierpaolo Lippo. Sono previsti i saluti di mons. Leonardo Bonanno, vescovo della Diocesi di San Marco Argentano - Scalea; interverranno, inoltre, mons. Vincenzo Ferraro direttore del Museo, la dott.ssa Enrichetta Salerno della Soprintendenza per i beni A.A.A.S. della Calabria; l’autore del restauro, dott. Antonio Adduci e l’arch. Giovanni Terranova dell’Ufficio per i beni culturali della diocesi.


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La croce, oggetto del restauro, venne donata alla chiesa Cattedrale nel 1308 dall’abate Tommaso del monastero cistercense di Santa Maria de La Matina nella sua elezione a vescovo di San Marco.

Nel maggio 2006 in occasione dell’inaugurazione del Museo diocesano fu allestita la mostra “Il Vivente” con arredi sacri del Seicento, del Settecento e dell’Ottocento, in gran parte produzione di maestri argentieri di scuola napoletana  appartenenti alle parrocchie della Diocesi ma il “pezzo forte del museo” fu proprio la preziosa croce molto apprezzata poichè propone la stupenda e originale immagine del Cristo vivente.

La croce che è a forma latina, è realizzata in lamine d'argento sbalzato e parzialmente dorato, vincolate ad una struttura lignea mediante chiodi di argento. Le estremità dei bracci sono trilobate e si presenta ricca di figure reali e simboliche.  E’ una croce processionale con decorazioni su entrambi i versi.

Domina la scena sul recto la figura del Cristo vivente, la cui testa emerge da un nimbo con incastonate tre pietre colorate, le braccia sono tese a guisa di bilancia, ha i fianchi cinti da un perizoma fluente, fermato da un legaccio con il nodo di Salomone. I piedi sono poggiati su un (suppedaneum) piedistallo ad indicare che il trono, da cui regna, è il legno della croce.

In alto, in sequenza discendente, sono rappresentati: un angelo con una folta capigliatura e baffi, recante nella mano destra un bastone gigliato e nella sinistra un libro, sotto vi è il cartiglio della condanna con l’iscrizione a caratteri gotici «jesus Nazarenus Rex Judeorum» e sotto ancora il sole e la luna a ricordo del momento della morte di Gesù, quando il sole si oscurò e si fece buio sulla terra.

Alle estremità del braccio orizzontale due figure maschili, di cui quella di destra è speculare dell’altra. L’uso continuo della croce per le azioni liturgiche ha fatto sì che la figura di destra, realizzata in lamina separata, si sia persa. Nel ricostruirla si è ritenuto farla simile all'altra. In questo modo è difficile dare un volto e un nome ai due personaggi. Nella fattispecie potrebbero essere Mosè ed Elia, che sul monte Tabor, apparendo, discutevano con Lui della sua imminente passione. 

Nel trilobo inferiore vi è una coppa con evidente simbolismo eucaristico quasi a raccogliere e contenere il preziosissimo sangue del Cristo crocifisso.

Nei 13 incavi rettangolari, apparentemente vuoti, sono conservate diverse reliquie di santi e in modo particolare dei Santi Martiri Argentanesi: Dominata, Senatore, Cassiodoro e Viatore, sistemate dal vescovo Mons. Vincenzo Ricotta nel 1858, quando vennero restituite alla diocesi di San Marco dal vescovo di Venosa Mons. De Gattis. Dette reliquie erano nella chiesa della Santissima Trinità, luogo della sepoltura di Roberto il Guiscardo e della moglie  Sikelgaita; il figlio Boemonto le aveva collocate sotto l'altare laterale dopo averle sottratte alla cattedrale di San Marco Argentano.


PER APPROFONDIRE: San Marco Argentano, gemellaggio con il Santuario di Fatima


Il retro ha un fondo a rete; alle estremità dei bracci vi sono i simboli degli evangelisti: Matteo = Angelo, Marco = leone, Luca = bue, Giovanni = aquila, in un nimbo, al centro è raffigurato l'Agnello vittorioso con la bandiera retta dal piede destro. L'agnello pasquale è simbolo del Cristo, immolato, quale vittima di salvezza per il popolo dei Redenti.

Nella parte superiore si nota un rettangolo vuoto, ove probabilmente doveva essere allegato un cartiglio con una qualche iscrizione. Sotto i piedi dell'Agnello fuoriesce la testa di un osso, probabilmente anch'esso di un martire di cui non si conosce il nome. Desta meraviglia come sia stato sistemato e non sia stato del tutto protetto, così come richiede la custodia di una reliquia.

Tutto il nastro perimetrale della croce,che unisce perfettamente le due facce, è in lamina di argento, ornato da motivi fitomorfi e fissato tramite piccoli chiodi d'argento.

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