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Convegno a Reggio Calabria: “Le donne e la disabilità. Aspetti sociali, psicologici e giuridici delle multidiscriminazioni”
Il Garante Regionale dei Diritti delle Persone con Disabilità, Avv. Ernesto Siclari, è lieto di
Anna, Domenico e Natasha. Ragazzi che scelgono – anno dopo anno – di investire il loro tempo estivo al servizio degli ultimi. C’è chi si prepara alla dodicesima esperienza, come Natasha, arruolata dall’attività di Servizio Civile nel 2005 e divenuta punto di riferimento per tantissimi ospiti e volontari. E chi, come Domenico, diciannove anni ancora da compiere, farà la sua prima esperienza da capogruppo. Dinamiche semplici, come quelle che hanno coinvolto Anna – intenta per diverse ore ai campi della Caritas – a lavare pentoloni e piatti.
«Ogni anno è come se fosse la prima volta, – afferma Natasha – quello che rimane è il “mettersi in gioco”: l’unica cosa che ti viene chiesta è quello che puoi fare con le tue forze». Natasha ci racconta come «da un paio di anni mi occupo di igiene personale. Può sembrare una cosa marginale, ma così non è: nasce una relazione speciale con gli ospiti, direi intima».
Non manca un velo di emozione nel suo racconto, così come in quello dei suoi “compagni di avventura”. «Inizialmente è stato un trauma – ci confessa Anna – soprattutto doversi spingere oltre i propri limiti. Però, alla lunga – spiega la diciottenne di Archi – l’attività è stata entusiasmante: abbiamo avuto nuove responsabilità e il rapporto con gli ospiti è stato fondamentale per “lanciarci”».
«Ho sentito parlare un’animatrice della mia parrocchia di Cucullaro e mi sono detto: “Perché non andare?” – dice Domenico – Con il nostro gruppo di amici ci siamo convinti di fare quest’esperienza ». Una volta scesi dall’Aspromonte, cosa è cambiato? «Ho imparato a non giudicare più le persone – chiosa Domenico – senza prima provare a capire il perché vivessero una situazione di difficolta». Un superamento dei giudizi che per Natasha si è trasformato in un mettersi costantemente al servizio: «L’accostarsi agli altri è per me un momento di fortissima vicinanza con Gesù». Una ricerca di senso che si radicalizza quando si incrociano gli sguardi di uomini e donne affette dalla più grande povertà: la solitudine.
Tantissimi gli aneddoti ricordati durante la loro testimonianza: dalle notti insonni passate con Diego che si era “dimenticato” di essere a Cucullaro alle scelte per l’abbigliamento di Elvira fino a giungere alle confidenze di Rita e del suo primo grande amore. Nomi, storie, volti che rappresentano una crescita umana e spirituale per ciscuno dei volontari.
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