
Esame di maturità, parla il prof: «Non solo una prova da superare, è un rito che parla di crescita»
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di Felice Chirico * - Una comunità che guarda avanti proiettandosi con forte capacità di visione nel futuro delle nuove generazioni affronta in modo intelligente il tema del rapporto tra Università e Impresa. Da una parte, i centri di ricerca e gli studenti: speranza di un presente che ha bisogno di idee e nuovi strumenti per essere sempre più protagonisti attivi della realtà. Dall’altra, le imprese: centri di creazione del valore, e luogo dove ognuno può trasformare le proprie capacità in azioni per un obiettivo comune.
Quali sono i possibili scenari di contatto tra questi due mondi?
Mi presento: sono Felice Chirico, ho 25 anni, laureato in Management nell’Università Bocconi di Milano, mi occupo di Vendite & Marketing nell’azienda di famiglia e sono parte del Consiglio Direttivo di Attendiamoci onlus, realtà che si occupa da 17 anni di formazione giovanile.
In questa fase del mio percorso vivo quotidianamente una realtà industriale ma con un ricordo ancora molto nitido dell’Università.
Oggi mi rendo conto del grande potenziale di una collaborazione strutturata tra chi forma e chi trasforma e mi permetto di ipotizzare alcuni scenari. Il punto di partenza: l’Italia si distingue per un tessuto imprenditoriale costellato da piccole e medie imprese a matrice familiare. Qui l’innovazione nasce spesso dal genio creativo dell’imprenditore – affascinante ma non sempre sostenibile in un’ottica di lungo periodo – e non dall’applicazione di una ricerca progettata. Nello stesso territorio troviamo gli atenei che attraverso le loro ricerche possono migliorare i processi interni ed i prodotti. Il primo modello lo sintetizzo con “ascolto-per-formare”: occasioni programmate per un dialogo costante tra le due realtà permetterebbe all’Università di costruire percorsi accademici anche sui reali bisogni delle aziende, inevitabili punti d’arrivo per i laureati (capire di cosa un’azienda del settore alimentare ha realmente bisogno potrebbe aiutare a definire cammini universitari più efficaci negli atenei di Scienze Agrarie). Il secondo: lo scambio. Grazie alla prossimità, aziende e atenei possono costruire occasioni di ricerca e confronto utili ad applicare la ricerca universitaria e scoprire, quindi, come i modelli teorici possono realmente migliorare il territorio. La prossimità, inoltre, non deve essere soltanto fisica ma anche cognitivo-sociale: è necessario sviluppare un linguaggio comune ed un effervescente circolo di conoscenze.
Un avvertimento è necessario: questo tanto ricercato rapporto non si può riassumere in una specializzazione secondo la quale l’università ricerca e l’impresa applica. È necessario che anche le imprese investano in centri di R& S che possano diventare poli di innovazione e ambienti nei quali gli studenti universitari, nel loro percorso accademico o da laureati, apprendono e trovano inspirazione.
E se tutto questo non convincesse questi due mondi dei vantaggi reciproci di una collaborazione? L’intervento di un terzo attore può fare la differenza. È proprio questa l’intuizione di Attendiamoci: accompagnare i giovani nel loro percorso universitario arricchendolo attraverso incontri che rendono reale ciò che si legge nei libri.
Riporto due esempi che mi hanno permesso di maturare nel mio percorso formativo. Il primo, in Via Massena 4, sede milanese dell’Associazione, alcuni giovani studenti organizzano per i loro coetanei visite in imprese per scoprire cosa significa Industry 4.0, come si costruisce un’auto, quali sono le sfide che oggi vive una multinazionale nel mercato del beverage, e tanto altro. Così gli studenti diventano più consapevoli di cosa significa gestire un’impresa. Il secondo, nel Comune di Motta San Giovanni, si è costruito l’Officina del Lavoro, un centro di 800 m2 con all’interno spazi laboratoriali dove i giovani possono trasformare le loro idee in progetti ed i progetti in prototipi. Queste sono iniziative concrete volte a sviluppare nei giovani un ragionamento aziendale che non si ferma alla teoria ma che diventa critica, sfida, proposta. In fondo è proprio questo di cui le imprese hanno bisogno per crescere: donne e uomini capaci di trasformare la realtà, intuendo orizzonti nuovi e strumenti per raggiungerli.
* imprenditore
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