Avvenire di Calabria

Vinti o vincitori? Ecco perché Dante parla agli adolescenti

«Il meccanismo di gloria e solitudine resta intatto» Quanto pesa non farcela o fallire?

di Giovanna Monorchio *

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Cosa significa vincere o perdere per un giovane di oggi? La lettura del Sommo Poeta supera i banchi di scuola e arriva alla vita: questa è la lettura che offre la professoressa Monorchio che, dalla Divina commedia ai campi dell'Astralian Open si pone una domanda...Dante parla agli adolescenti?

I canti della Divina commedia, pagine di umanità

Tra il celebrato Inferno e il desiderato Paradiso, la cantica del Purgatorio è forse la più veloce da leggere, relegata talvolta ad un ruolo minore con i suoi trentatré canti di passaggio dalla violenta disperazione dei dannati fino all’estasi della visione di Dio.


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Il Purgatorio si rivela come il luogo dell’attesa paziente, della certezza della gloria finale, della consapevolezza del perfetto compiersi della giustizia e della volontà divina; il Purgatorio accoglie le anime che già sanno di essere state salvate, ma che ancora sono bisognose di preghiera e di penitenza. In senso lato, il Purgatorio può rappresentare il nostro spazio di esseri umani, già salvati, ma ancora bisognosi degli altri.

Il Purgatorio è la cantica del tempo che scorre. Tra le figure straordinarie che incontriamo in questa parte del poema c’è l’immagine che apre il canto VI: Dante avrà ben altro da denunciare nei versi successivi e questi sono i primi versi con cui il poeta schiude la finestra della similitudine e aggancia il viaggio nell’eterno con uno squarcio fugace nel suo mondo. Dante apre, dunque, il canto con questa similitudine (Purg.VI,16): Quando si parte il gioco de la zara,/colui che perde si riman dolente,/repetendo le volte, e tristo impara;//con l’altro se ne va tutta la gente;/qual va dinanzi, e qual di dietro il prende,/e qual dallato li si reca a mente…(quando finisce il gioco della zara, chi perde resta addolorato e, ripensando alle proprie mosse, impara tristemente dalla sua sconfitta; con il vincitore va via tutta la gente; chi gli si mette davanti, chi lo pressa da dietro e chi, mettendosi al suo fianco, si fa riconoscere).

Un gioco di dadi così famoso ai suoi tempi che Dante non sente il bisogno di spiegarlo, anche perché al centro del suo interesse non è il gioco, ma cosa accade al termine di ogni competizione: chi perde resta indietro, solo, mentre la folla e la gloria accompagnano il vincitore, stretto tra chi si vuole complimentare, chi si vuole mostrare suo amico, chi cerca un suo cenno per poter dire “faccio parte della sua vittoria”.


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Dante parla agli adolescenti, a partire dagli errori

Dante ci mostra un vincitore glorioso e un vinto triste che non riesce a smettere di pensare ai propri errori: noi insegnanti li mostriamo, di rimando, ai nostri studenti. E allora velocemente la loro mente va alla gloria sportiva dopo lo scudetto, dopo i Mondiali, dopo gli Australian Open. Sempre di giochi si tratta, c’è sempre un vincitore e, spesso, più di un vinto. Poi ci vengono in mente Saba e la sua “Goal”, Verga e “Rosso Malpelo”, tante canzoni e, lentamente, affiorano pensieri più intimi di vittorie e sconfitte personali già vissute, il clima nell’aula si fa più denso, il silenzio è carico.

Cosa significa vincere o perdere per un adolescente oggi? Quanto pesa perdere? Vincitori e vinti. In amore, in guerra, sul lavoro, in un concorso, nella vita, il meccanismo di gloria e solitudine resta intatto. Dante, con la sua poesia, in pochissimi versi fissa per sempre un’immagine ancora così attuale.

* docente di lettere Liceo “Volta” Reggio Calabria - foto generata con Ai

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