Avvenire di Calabria

Disabilità: Gomiero (Anffas Trentino), “cresciute le evidenze per aiutare queste persone ad invecchiare”

di Redazione Web

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“L’allungamento dell’aspettativa di vita e della vita media delle persone con disturbi del neurosviluppo e disabilità intellettiva è un dato generalizzato”. A ricordarlo è stato il prof. Tiziano Gomiero, coordinatore del progetto Down Alzheimer Dementia della Associazione nazionale di famiglie e persone con disabilità intellettive e disturbi del neurosviluppo (Anffas) del Trentino, durante la sessione di questa mattina dedicata agli anziani, all’interno del Convegno Nazionale “Noi, non loro”, in corso a Scampia (Na), promosso dal Servizio nazionale per la Pastorale delle persone con disabilità della Cei. “La variabilità però dei processi di invecchiamento – ha proseguito – è enorme. Basti pensare che sono più di 2000 le anomalie genetiche ad oggi censite che possono portare a questa condizione esistenziale, per cui vi sono sindromi di invecchiamento precoce (come viene definita la sindrome di Down) e persone che raggiungono una longevità sovrapponibile a quella della popolazione generale”. Il panorama in Italia su come si dia assistenza alle persone con disabilità sempre più longeve è variegato: “Vi sono realtà – ha ricordato – come Anffas Trentino che hanno messo in campo dal 2005 servizi specialistici e progetti di ricerca come il progetto Down Alzheimer Dementia per questa popolazione ed altri esempi virtuosi, fra i quali Fondazione Piatti, Fondazione Sospiro, Anffas Sardegna e diverse aziende sanitarie e cooperative in Friuli, Lombardia, Veneto e Toscana, che hanno affrontato o stanno affrontando percorsi di formazione e di aggiornamento delle proposte dei servizi. A livello sanitario – ha sottolineato – l’Associazione italiana di psicogeriatria ha dedicato uno specifico gruppo di lavoro destinato a questa popolazione, coordinato dallo psicogeriatra Luc De Vreese, grazie al supporto del professor Marco Trabucchi. In questi anni sono cresciute le evidenze su quello è che possibile mettere in campo per aiutare queste persone ad invecchiare. Resta molto da fare per far conoscere agli specialisti gli strumenti di valutazione e le buone prassi da diffondere nei servizi”.

Fonte: Agensir

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