Avvenire di Calabria

Il dirigente del settore Welfare del Comune, Francesco Barreca, a 360 gradi sugli interventi già attuati e prossimi all’avvio

Dispersione scolastica, la sfida educativa di Reggio Calabria

Non solo sui bambini, l’attenzione dei servizi sociali sarà rivolta all’adolescenza finora esclusa dai programmi

di Francesco Chindemi

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Dispersione scolastica, il dirigente del settore Welfare del Comune di Reggio Calabria, avvocato Francesco Barreca, a 360 gradi sugli interventi già attuati e prossimi all’avvio. Non solo sui bambini, l’attenzione dei servizi sociali sarà rivolta all’adolescenza finora esclusa dai programmi


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Gli ultimi dati sulla dispersione scolastica pongono ancora Reggio e la Calabria quali fanalino di coda nel nostro Paese. Negli anni, tuttavia, tanti passi in avanti sono stati fatti, grazie anche ad una rinnovata sinergia interistituzionale. Certamente, c’è ancora tanto da fare. Ne abbiamo parlato con l’avvocato Francesco Barreca, dirigente del settore Welfare del comune di Reggio Calabria, settore impegnato in prima linea nel contrasto all’abbandono scolastico e al fenomeno del disagio minorile.

Dispersione scolastica a Reggio Calabria. Avvocato Barreca, come il Comune si sta facendo carico di questa situazione?

Il problema dell’abbandono della scuola da parte di bambini in età dell’obbligo è molto frequente soprattutto in quartieri della nostra città a forte disagio sociale come Modena, Arghillà e Catona. I numeri segnalatici dai rispettivi istituti scolastici parlano chiaro. Nel 2022 ci sono stati 70 casi di abbandono da parte di minori. Il tribunale per i minorenni di Reggio Calabria si è fatto promotore di interventi volti ad arginare questo fenomeno, disponendo la limitazione della responsabilità genitoriale e prevedendo nei casi più seri anche il collocamento del minore in una comunità educativa. Tra gli interventi più recenti che hanno coinvolto anche il nostro settore, la novità è senza dubbio il protocollo d’intesa della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i Minorenni è stato siglato un protocollo d’intesa siglato insieme agli istituti comprensivi dei tre quartieri a rischio e l’Inps promosso dalla procura della repubblica presso il tribunale per i minorenni.

Può ricordare ai nostri lettori cosa prevede questo protocollo?

La verifica annuale della regolare iscrizione dei bambini nella fascia di età dell’obbligo scolastico e l’impegno sottoscritto dai genitori, percettori di Reddito di cittadinanza, a garantire la frequenza scolastica dei propri figli, a pena della sospensione del beneficio economico.

Sono previsti altri interventi?

Il rafforzamento dell’organico dei Servizi sociali, con le nuove assunzioni di operatori sociali avvenute lo scorso anno, consente all’Ufficio di essere più incisivo nelle attività di prevenzione dell’evasione e monitoraggio, attività che ora possono essere portate avanti in maniera capillare e costante.

C’è un’incidenza tra il tasso di dispersione scolastica e la disabilità nella città di Reggio Calabria?

Va fatto un distinguo. Per i casi di disabilità grave, certificata secondo la Legge 104 del 1992, non si riscontra una casistica di abbandono scolastico. I minori - aggiunge - risultano regolarmente iscritti a scuola e frequentanti le lezioni, beneficiando dell’insegnamento di sostegno e, nei casi previsti dalla legge, dell’assistenza educativa scolastica, erogata come servizio proprio dal comune. Lo stesso discorso vale anche per gli studenti che presentano livelli lievi o moderati di disabilità, soprattutto legati a disturbi dell’apprendimento o ritardo cognitivo. Insomma, per il dirigente del settore Welfare, non c’è una correlazione tra disabilità ed evasione o abbandono scolastico, se non nei casi in cui alla situazione di disabilità si aggiunge anche quella di disagio sociale del nucleo familiare d’appartenenza dei minori, così come accade per gli altri coetanei che si trovano a vivere una situazione simile.

Questione asili nido, nonostante gli annunci degli ultimi anni, si rimane ancora relegati agli ultimi posti degli standard italiani ed europei. Manca un indirizzo politico o si è inceppato qualcosa nell’ingranaggio burocratico?

L’offerta di posti utente presso gli asili nido del territorio comunale non è del tutto inadeguata rispetto alla popolazione minorile appartenente alla fascia 0-3 anni. Accanto all’offerta pubblica che attualmente prevede 125 posti utente nei tre asili nido comunali, a rispondere alla domanda c’è anche un’offerta privata che, presso strutture autorizzate dal comune, può accogliere 563 bambini. È, comunque, in corso la progettazione di tre ulteriori strutture di nidi comunali nelle zone ove vi è maggiore necessità, che andranno a potenziare l’offerta pubblica per ulteriori 100 unità.

Guardando in particolare alle aree periferiche in cui il disagio sociale incentiva la dispersione, i centri diurni così come sono pensati vanno bene o dovrebbero essere rivisti?

La presenza di servizi socio-educativi, che seguano i bambini nel pomeriggio, per le attività di studio, come per quelle ludico-ricreative rimane ancora importante, soprattutto nei contesti dove è maggiore il disagio sociale e i bambini e le famiglie non possono beneficiare di servizi privati. Inoltre, spesso, fanno da tramite con i servizi sociali e l’autorità giudiziaria, nella segnalazione di eventuali situazioni familiari delicate. La riorganizzazione dei servizi sociali avviata dalla regione nel 2019 prevede inoltre la realizzazione da parte dei comuni di ludoteche che abbinino alle attività ludiche quelle educative e di supporto scolastico.


PER APPROFONDIRE: Baby-gang “figlie” di adulti immaturi, l’intervista a Roberto Di Palma


Il comune di Reggio è già al lavoro anche su questo. L’altra sfida su cui siamo impegnati è relativa alla fascia d’età adolescenziale, pressoché scoperta nella precedente programmazione. Nel nuovo piano di zona che abbiamo presentato ed approvato dalla Regione, sono previsti interventi volti a favorire il coinvolgimento dei ragazzi, non solo il supporto scolastico. Obiettivo è creare sul territorio validi punti di riferimento per scongiurare il rischio che gli adolescenti finiscano in circuiti devianti. La vera sfida educativa a cui siamo chiamati non solo come ente, ma come comunità, è proprio questa. Insomma, non dobbiamo aspettare che i ragazzi arrivino nei servizi, ma dobbiamo essere noi ad andare a cercarli dove si trovano, offrendo loro valide alternative.

Articoli Correlati