Avvenire di Calabria

Il parroco del popoloso quartiere reggino: «Chiediamo una maggior disponibilità. Spesso non è solo egocentrismo ma anche egoismo»

Don Demetrio Sarica (Loreto): «C’è bisogno di laici impegnati»

Luigi Iacopino

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In occasione della festa della Madonna del Loreto la cui parrocchia si trova nel popoloso quartiere reggino di Sbarre abbiamo intervistato il parroco don Demetrio Sarica.

Qual è stata la sfida pastorale più importante portata avanti dall’inizio del tuo ministero al Loreto?

La sfida più importante è stata quella di essere stato nominato parroco nel quartiere di Sbarre in una parrocchia abbastanza grande. Un’altra sfida è rappresentata dal dialogo e dal servizio verso alcuni gruppi multietnici, soprattutto nomadi e immigrati, benché si tratti di un problema che si registra più o meno in tutta la città. La gente risulta molto povera, ci sono tante famiglie che hanno bisogno e che la parrocchia cerca di aiutare non solo dal punto di vista economico e dell’assistenza ma anche spirituale.

Quali sono le difficoltà legate ai problemi sociali come la povertà?

La periferia sud ha la caratteristica di essere un territorio di passaggio perché i servizi e le attività commerciali e culturali continuano a essere polarizzati dal centro storico, vi è poca disponibilità a fermasi, sicché il quartiere rimane penalizzato. Qualcuno dice che si sente un po’ l’oppressione mafiosa ma ultimamente si è registrato un rinnovato impegno sociale. È vero, però, che tante famiglie, anche insospettabili, risentono della crisi generale. Ci sarebbe bisogno di un piano casa e una maggiore attenzione alle occupazioni abusive.

La polisportiva indica una esperienza importante che evidenzia come la parrocchia investa sul legame tra sport, valori e trasmissione della fede.

Esiste una tradizione per cui la promozione dei valori dell’educazione sportiva si combina bene con la formazione cristiana. Oggi stiamo assistendo a una maggiore attenzione al piano formativo e valoriale proprio perché si fatica a definire la persona umana. Un dialogo diventa necessario al fine di far emergere tutte le dimensioni costitutive dell’uomo, svelando un interesse rinnovato alla conoscenza delle proprie capacità e al sapersi mettersi in gioco in modo sano. Lo sport aiuta a crescere sia fisicamente che in termini di relazionalità. Sono valori autenticamente umani che già portano in se una spiritualità.

Il ruolo del laicato nella parrocchia: quali prospettive e progetti.

Abbiamo fame di laici impegnati rispetto al compito immane che una parrocchia grande come questa presenta. C’è una certa difficoltà a reperire laici perché non c’è tempo. Spesso non è solo egocentrismo ma anche egoismo. Questo è un fatto culturale dei nostri tempi. È una valutazione sia quantitativa che qualitativa che riguarda la formazione dei laici e che evidenzia che forse non abbiamo un vero sguardo cattolico sul territorio. Qui si gioca anche il futuro della parrocchia perché, nonostante i laici che già collaborano siano abbastanza impegnati, ci sarebbe bisogno di una maggiore disponibilità. Impegnarsi a essere cristiano oggi non ripaga.

Qual è il significato e l’importanza della devozione alla Madonna di Loreto in una società scristianizzata?

La Madonna di Loreto è la Madonna della casa, quindi della famiglia, una donna splendente che ci mostra e ci dona Gesù. La particolare preghiera che recitiamo, guardando a Maria come interceditrice verso il Signore, modello di virtù familiare e protettrice delle nostre case e delle nostre famiglie, è di estrema attualità. Dobbiamo riscoprire questo tipo di aiuto. La devozione alla Madonna di Loreto nasce sul ricordo della Santa casa di Nazareth che viene trasportata miracolosamente dalla Terra Santa in Italia, generando un culto che si è ampiamente diffuso.

Progetti per il futuro?

In primo luogo, continuare sulla linea della formazione dell’impegno dei laici nella parrocchia. È un orizzonte non impossibile da raggiungere perché questo tipo di rinnovamento e missionarietà è nel desiderio di tutti. In secondo luogo, il restauro e la messa a norma delle strutture fisiche. Pensiamo alla Chiesa della Graziella o alla Chiesa di san Pietro, che sono le uniche realtà a essere sopravvissute ai terremoti. Oggi, però, gli investimenti pubblici sono altrove.

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