Avvenire di Calabria

La testimonianza di vita sacerdotale di don Nicola ha suscitato numerose vocazioni

Don Giuseppe Praticò ricorda il suo amato parroco don Nicola

Mons Ferrante lascia un indelebile ricordo di sé

Giuseppe Praticò

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“Il mio Parroco… il mio Parroco”. È l’esclamazione affettuosa che rivolgeva P. Gaetano Catanoso a Don Nicola ogni qualvolta andava a fargli visita, quando fu a Chorio all’inizio delle primizie del suo ministero pastorale; ed è la stessa espressione che nella memoria del cuore mi permette di dire chi è stato Don Nicola per me. “Il mio Parroco” perché cresciuto assieme a Lui da quando avevo l’età di dieci anni (era il 1986 quando fu destinato alla Parrocchia di Santa Maria di Loreto)… ed “il mio Parroco” perché ho condiviso con Lui i miei primi quattro anni di sacerdozio ministeriale affiancandolo come Vicario Parrocchiale. Rendo grazie al Signore con profondità d’animo per il dono che la mia vita ed il mio sacerdozio hanno ricevuto attraverso il caro ed amato Don Nicola, Parroco e Padre… Pastore e Confratello: un Uomo e Prete tutto di Dio e tutto della gente. Tanti episodi affiorano dallo scrigno della memoria, come un libro le cui pagine sfogliate si impreziosiscono sempre di più con il passare degli anni perché illuminati dalla sapienza che tutto fa leggere nel disegno provvidente e benevolo di Dio. Mi sembra di vederlo avanti a me, in questo momento; l’amabilità del tratto e dell’eloquio, la delicatezza e la forza di gesti, lo sguardo ed il volto sempre sorridenti ed accoglienti, l’umiltà ed il riferirsi sempre a Dio: “tutto a Lui… tutto in Lui… grazie al Signore… fiducia, forza e avanti”, le espressioni che amava donare a ciascuno. Era per “noi di Loreto” il profeta che parlava per bocca di Dio, che ha condiviso la storia della popolazione del territorio di Sbarre Centrali facendosi “uno con noi e per noi”…, in altre parole, si è incarnato con il popolo a Lui affidatogli. È arrivato in un momento di forte sofferenza, perché il suo predecessore aveva lasciato il ministero, i fedeli erano feriti e smarriti; eppure Don Nicola ci ha dimostrato che il prete c’era, che non era morto. Fu questa la sua missione: esserci. Difatti, spesso mi ripeteva questa sua scelta di stabilitas: “Mi sarebbe piaciuto darmi ai miei studi bizantini e girare la Calabria alla scoperta delle nostre radici e dei Santi locali, ma ho scelto di lasciare tutto e dimostrare che il prete c’è”. E Don Nicola c’è sempre stato; lo potevamo avvicinare sempre, ci veniva a trovare nelle riunioni, ci parlava di Dio, ci raccontava le storie dei Santi, ci faceva amare la Chiesa, ci incarnava nella Parrocchia e nel territorio attraverso il servizio concreto, ci spingeva a fare della nostra vita un dono d’amore: “che ne vuoi fare della tua vita, gioiello o spazzatura?”. Era il nostro Parroco ed il nostro Padre Spirituale; aveva infatti nel suo animo il convincimento che doveva ricostruire la Comunità a partire dall’uomo per elevarlo alla dignità di spirito incarnato, attraverso la preghiera, la Parola di Dio, l’Eucaristia: era un contemplativo nell’azione. Sempre docile e docibile all’azione dello Spirito, in stato di permanente conversione; si interrogava spesso: “chi devo essere? che cosa devo fare di più e meglio? come farlo?”; interrogativi che lo rendevano evangelicamente inquieto per farsi sempre tutto a tutti e offrire la salvezza di Dio a ciascuno. Amava spesso ripetermi: “sono grato a Dio che mi ha fatto entrare nella Chiesa, in qualunque incarico chiestomi, dalla porta di servizio”; e così ha sempre vissuto il suo sacerdozio … e così lo abbiamo insieme condiviso in quei quattro meravigliosi anni che sono stati per me una grazia, che mi hanno segnato per sempre (dietro un Prete, c’è sempre un altro Prete). Si!. Non perché trascorsi a Santa Maria di Loreto, mia Parrocchia di origine, ma perché vissuti con il mio Parroco, un Prete che aveva il profumo delle pecore ed il buon odore della santità. Mi ha insegnato tanto e mi ha dato tantissimo, dal primo giorno: “noi non siamo Parroco e Vice Parroco, noi siamo i preti che Dio ha voluto per questa gente… siamo la stessa cosa”; e fu così che siamo stati, un cuor solo e un’anima sola, protesi al servizio di Dio e del popolo, intenti a gareggiare nello stimarci a vicenda, coniugando la sapienza e la mitezza degli anni con la forza e l’entusiasmo della giovinezza. Eravamo l’uno nell’altro e per l’altro: ci siamo lavati i piedi a vicenda, amandoci fino alla fine. Grazie amatissimo Parroco e Padre… grazie al Signore!

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