Avvenire di Calabria

Nella Giornata mondiale della lotta alle dipendenze le reti terapeutiche si uniscono: «Mai più invisibili»

Droga, la rivolta delle comunità contro l’isolamento

Redazione Web

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Sembra una beffa che, nella Giornata completamente dimenticata dal governo italiano – quella contro l’uso e il traffico illecito di droga che si celebra oggi in tutto il mondo a suon di bilanci, esperienze, progetti –, una ventina di parlamentari della maggioranza (tra Movimento 5 Stelle e Pd, accompagnati da Leu e Più Europa) abbiano deciso di riaprire il dibattito sulla legalizzazione della cannabis. Tant’è: ieri erano a Montecitorio con file di piantine – alcuni di loro hanno dichiarato di coltivarle a casa – e dati su quanto importante sarebbe per la ripresa economica post-Covid rimettere in moto un mercato che porterebbe ingenti somme nelle casse dello Stato. «Dieci miliardi di euro per l’esattezza» scrive Alessandro di Battista in un accorato post su Facebook citando i conti fatti da un esperto della Sapienza. Che devono aver ispirato anche gli emendamenti al Dl Rilancio, in cui sempre gli stessi parlamentari hanno infilato la richiesta di legalizzazione della “solita” cannabis light e persino di quella sintetica «per sostenere la filiera agroalimentare della canapa – vi si legge – e garantire l’integrità del gettito tributario» del comparto. Soldi utili in tempi di pandemia, quando di chi si fa carico ogni giorno dei ragazzi distrutti dal consumo di sostanze (e sempre più spesso proprio dai cannabinoidi) hanno smesso proprio tutti di parlare.

Ieri è stato soprattutto il loro giorno. Quello della protesta e della rabbia che si sono sollevate dalle reti e dalle comunità terapeutiche del privato sociale, per la prima volta unite nella denuncia: «Così non possiamo andare più avanti». Autoisolatesi all’inizio dell’epidemia vista la mancanza di direttive ad hoc, risparmiate dai contagi proprio per questa lungimiranza, le strutture e i loro ospiti (moltissimi sono minori) si sono trovate completamente abbandonate da parte delle istituzioni: «Abbiamo scritto 80 volte al governo per chiedere di assumere dei provvedimenti, ma non siamo stati presi in considerazione – spiega Luciano Squillaci, presidente della Federazione italiana delle comunità terapeutiche (Fict) – e questo nonostante per l’emergenza il 40% dei servizi sul territorio sia stato costretto a chiudere». Un dato che secondo gli operatori potrebbe aver portato a un aumento del 30% dei morti di droga nel lockdown. La tendenza è confermata dalle prime rilevazioni effettuate a livello europeo e presentate ieri dal direttore del Centro nazionale dipendenze dell’Istituto superiore di sanità, Roberta Pacifici: «Le prime stime parlano di un aumento delle overdose, specie perché durante i mesi di chiusura sono state messe su un mercato sostanze “tagliate” in modo improvvisato. Senza contare il boom del web, dove si è riversato e moltiplicato lo spaccio, con rischi enormi anche qui per i consumatori».

L’ondata di nuove dipendenze nei prossimi mesi rischia insomma di abbattersi come uno tsunami, di nuovo, sulle stesse comunità abbandonate. Che oltre ai tossicodipendenti si fanno carico dei malati psichiatrici, dei minori con dipendenze anche comportamentali, dei malati di Aids, degli alcolisti, dei ludopatici: i nuovi “invisibili”, prodotto della società dei consumi (tutti o quasi consentiti) che dei servizi alla persona si infischia. E allora proprio «Mai più invisibili » è lo slogan lanciato in occasione della Giornata di oggi da Nord a Sud, coi ragazzi che hanno appeso striscioni e cartelli e si sono fatti fotografare con maschere da fantasmi o le mani davanti alla faccia: accanto alla Fict, ieri, per l’incontro di lancio dell’iniziativa in video conferenza erano collegate tutte le reti terapeutiche d’Italia, da Intercear a San Patrignano, da Comunità Incontro all’Associazione italiana per la cura delle dipendenze patologiche, dal Coordinamento nazionale Comunità di Accoglienza (Cnca) a Emmanuel. «Ora ci aspettiamo un concreto aiuto dal governo – spiega Francesco Vismara, responsabile relazioni istituzionali di San Patrignano –, aiuto che non abbiamo ricevuto nei due decreti legge emanati. È indispensabile che nel contrasto alle dipendenze si pensi non solo al recupero, ma anche al rafforzamento delle azioni di prevenzione. Non possiamo più aspettare».

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