Avvenire di Calabria

Nell’estate 2010 come ogni anno si verificò una crisi idrica nel centro cittadino

Due pozzi comunali mai utilizzati

Federico Minniti

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All’interno del terreno confiscato alla cosca Libri in contrada Riparo Vecchio di Cannavò vi era un pozzo in muratura che – presumibilmente – serviva idricamente il fondo. Nel 2010 – durante un periodo di vera e propri siccità per i rubinetti del centro cittadino – l’Amministrazione Comunale decise di attingere alle falde acquifere dell’area costruendo non uno, ma ben due pozzi a immersione. Il primo andando a soppiantare quello esistente, il secondo pochi metri più a nord.
Un impianto che – a conti fatti – poteva arginare le ondate di carenza idrica che stabilmente attanagliano la città di Reggio Calabria. Peccato che – come dimostra il contatore – quei pozzi sono rimasti pressocché inutilizzati con uno che addirittura adesso è pure otturato. Insomma ancora uno spreco lungo la via dell’acqua. I pozzi, tra l’altro, versano in uno stato di totale abbandono con la sola supervisione dell’associazione Ambiente e/è Vita.
Quei terreni sono gli unici (con un un contratto regolare), infatti, irrigati dai servizi di fornitura idrica degli impianti di Cannavò. Come dire: altrove, anche in centro cittadino, diverse abitazioni rimangono per mesi senza acqua, mentre a pochissimi chilometri dai quartieri più popolosi, ben due impianti costruiti con fondi pubblici giacciono nell’oblio più totale.
Si è persa la memoria di quei pozzi? Perché non sono stati utilizzati? Allora secondo quale criterio ne è stata autorizzata la relativa spesa per la costruzione? Domande che annegano rispetto alla burocrazia comunale.

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