Avvenire di Calabria

Evento organizzato dal Laboratorio Patto Civico

Ecomafie, il territorio profanato

Davide Imeneo

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Giovedì scorso, presso l’auditorium Calipari del Consiglio Regionale della Calabria, si è svolto l’incontro “L’ambiente violato, tra mafie, abusi e veleni” organizzato dal Laboratorio Patto Civico, coordinato da Maria Laura Tortorella. Due gli interventi, entrambi di un certo rilievo. Si susseguono al microfono don Maurizio Patriciello, parroco di Caivano, e il procuratore capo di Reggio, Federico Cafiero De Raho.
Don Patriciello esordisce raccontando la sua vocazione: faceva l’infermiere, era lontano dalla Chiesa e non voleva sentir parlare di fede. Poi, un giorno, ha accettato di dare un passaggio in macchina a un francescano.
Quell’incontro cambiò la sua vita. Oggi, da sacerdote e giornalista, vive in trincea la battaglia contro le ecomafie, soprattutto con quelle della Campania.
Decenni di denunce e proteste che hanno sensibilizzato l’opinione pubblica e le istituzioni. «Grazie al nostro impegno – dice padre Maurizio –, siamo arrivati all’approvazione di nuove leggi e sanzioni per punire i reati ambientali e –aggiunge sorridendo – forse abbiamo influenzato anche l’enciclica del Papa, la Laudato si’, in cui scrive una cosa importantissima e rivoluzionaria, cioè che 'la società, attraverso organismi non governativi e associazioni intermedie, deve obbligare i governi a sviluppare normative, procedure e controlli più rigorosi che tutelino l’ambiente'. Da Caivano abbiamo fatto arrivare ottomila cartoline al Papa, tra cui 11 in cui le mamme tenevano in braccio i propri bambini morti di tumore, sono sicuro che lui ci ha ascoltati». Ma don Patriciello entra nei particolari meccanismi dello smaltimento illecito dei rifiuti adoperato dalle mafie: spesso è naturale conseguenza della produzione e vendita in nero di beni e materiali inquinanti (come gli pneumatici e le superfici in eternit, ad esempio), descrive anche i vantaggi economici che derivano dalle ecomafie e avanza alcune proposte, già presentate ad alcuni ministri, di incentivare lo smaltimento pulito dei rifiuti, soprattutto di quelli tossici. Ciò che colpisce, ascoltando padre Maurizio, è la sua consapevolezza dei danni dovuti alle ecomafie, una conoscenza non soltanto accademica, dovuta al suo trascorso lavorativo di infermiere, ma soprattutto pastorale: «Quante famiglie devastate dal dolore di morti improvvise per tumori o cancro, quanti funerali di bambini, giovani donne e uomini, ho dovuto celebrare», conclude il parroco di Caivano.
Se la Campania piange, la Calabria non ride.
Secondo il rapporto Ecomafia 2016 di Legambiente, la regione dei Bronzi, è al secondo posto nella classifica nazionale dell’illegalità nel ciclo dei rifiuti. Si registrano 487 infrazioni accertate, 505 denunce e 177 sequestri. Ma nessun arresto.
Il procuratore capo di Reggio Calabria, Cafiero De Raho, ha annunciato l’apertura di un fascicolo sui reati ambientali: «Al momento abbiamo un’inchiesta aperta per verificare se effettivamente vi siano alte concentrazioni di incidenza tumorale in zone ristrette. È un fatto che vi siano quartieri dove la presenza di queste malattie sia più alta che in altri luoghi, adesso che abbiamo gli strumenti legislativi per perseguire i reati ambientali potremo concentrarci meglio nel comprendere le cause». Ancora è troppo presto, dunque, per capire quanto sia stata violata la nostra regione.

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