Avvenire di Calabria

Oggi si chude la campagna elettorale; ai comizi di piazza che si stanno susseguendo in queste ore, preferiamo un appello

Elezioni, chiunque sia eletto: non dimenticarsi degli esclusi

Luciano Squillaci

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«Bisogna arginare la piaga dell’emarginazione e dell’esclusione sociale», parole forti quelle del nostro Vescovo, che ribadiscono un concetto fondamentale: chiunque sarà chiamato a governare la città dovrà necessariamente ripartire dalle “politiche” sociali, che non sono solo “servizi” sociali, ma rappresentano un pensiero, una visione di futuro, la capacità progettuale di costruire una città inclusiva. Le parole del presule infatti rimandano alla necessità di agire sulle cause dell’esclusione, consapevoli che povertà e disagio sono solo effetti di una società poco incline all’accoglienza dell’altro ed in particolare del più debole.

È necessario, quindi, un impegno chiaro da parte di tutti i candidati, di coloro che saranno eletti ma anche di chi resterà fuori: tornare a fare Politica, intesa nel senso più alto e puro del termine, lavorare per il Bene Comune. Del resto il compito che attende i futuri amministratori non è semplice. Tutti gli indicatori individuati dall’Istat nel rapporto 2019, riferiti all’Italia Meridionale segnano notevoli ritardi rispetto al resto del paese. Preoccupano soprattutto i dati inerenti “istruzione e formazione” e “reddito e disuguaglianze” che risultano addirittura in peggioramento nell’ultimo biennio. Tale andamento, analizzato in epoca pre–ovid, ha subito con ogni probabilità un ulteriore peggioramento a seguito dell’emergenza sanitaria in atto.
 
Peraltro, a fronte di una condizione di grande difficoltà, purtroppo non vi è una risposta adeguata da parte delle pubbliche amministrazioni, ed in particolare, per quanto riguarda soprattutto la Calabria, da parte degli enti locali che dovrebbero essere più vicini al cittadino. Sul punto è utile considerare quanto di recente certificato dall’Istat nel Report sulla Spesa Sociale dei Comuni pubblicato il 18/02/2020 e contenente i dati relativi al 2017: «Comuni del Sud, dove risiede il 23% della popolazione italiana, erogano l’11% della spesa per i servizi sociali. In termini pro capite, la spesa sociale del Sud rimane molto inferiore rispetto al resto dell’Italia». Ma se questi dati fanno riferimento, in generale, a tutto il meridione d’Italia, la Calabria è fanalino di coda in gran parte delle classifiche nazionali, come dire: ultima tra gli ultimi.
 
Ad oggi, infatti, vantiamo il record della minore spesa pro capite per le politiche sociali, circa 25 euro contro la media nazionale di 115 euro. Meno della metà dei valori medi registrati nel resto del meridione. Eppure il bisogno è enorme se, come dicono i dati, l’incidenza della povertà relativa in questa regione è vicina al 36%, contro la media del 5% nazionale. La sfida più importante, in materia di servizi e non solo, la nuova giunta comunale la dovrà giocare sul fronte dell’attivazione della comunità territoriale. Abbiamo un tessuto sociale fortemente frammentato, indebolito da decenni di logiche spartitorie del “dividi et impera”, di pseudo–politiche, di clienti e di potenti, di servi e di padroni.
 
È bene ha fatto in tal senso il Vescovo a chiedere a tutti i canditati di interrogarsi sul motivo profondo del loro personale impegno. Perché se la politica non è al servizio del bene comune, allora non è politica e noi «saremo sentinelle attente affinché nessuno resti escluso». Si tratta di ripartire dalle persone, e quindi dalle relazioni, riattivando i legami solidali tra i cittadini. Occorre restituire loro la dignità e, come afferma giustamente Padre Giuseppe, l’identità e quindi l’orgoglio, di essere reggini e calabresi. Una strada, quella proposta dal Vescovo, ancora più attuale in un momento dove la regola è l’individuo, l’altro è visto come nemico ed in cui sembra quasi paradossale ragionare di relazioni, di legami di comunità.
 
Eppure quando terminerà questa emergenza ci troveremo a dover riscoprire i “fondamentali” dello stare insieme. Perché sono proprio gli “anticorpi” delle comunità più coese, dove maggiore è il senso di appartenenza e quindi la responsabilità collettiva, che aiuteranno ad attivare la resilienza necessaria per un pronto ritorno alla vita sociale.

* Presidente nazionale Fict

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