
L’Università Mediterranea aderisce alla Call for AI Ethics e avvia nuovi progetti sulla responsabilità nell’intelligenza artificiale
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Energie rinnovabili, Pietrafesa (Unirc): «Unica via percorribile». L’Università reggina sta sviluppando diversi progetti. Serve, però, una presa di coscienza collettiva rispetto a un tema sottovalutato. La docente della Mediterranea sulle sfide ambientali: «Dalla conferenza di Rio a oggi è stato perso troppo tempo. La natura non dà proroghe».
Energie rinnovabili, percorso irreversibile che rischia di concludersi «fuori tempo massimo». Questa osservazione piuttosto pragmatica è di Maltide Pietrafesa, ordinario presso il Dipartimento di Ingegneria civile, dell’energia, dell’ambiente e dei materiali dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria. Un’analisi diretta che trae origine dall’esperienza trentennale in ambito di insegnamento e ricerca accademica proprio sulle fonti energetiche rinnovabili. «È dal 1992, data della Conferenza di Rio, che si dovrebbe agire. Ma si è fatto davvero troppo poco», spiega. Le abbiamo, quindi, posto alcune domande.
Abbiamo perso tempo. Si tratta di un problema su larga scala che soltanto negli ultimi anni si sta percependo come urgente.
Chiaramente erano, sono e saranno l’unica strada praticabile. Cosa c’è di meglio che “sfruttare” l’energia della natura senza produrre emissioni di gas serra. Il problema è riuscire nel tentativo di soddisfare il fabbisogno a vari livelli: da quello locale a quello planetario.
Iniziamo con distinguere le energie rinnovabili in due categorie: centralizzate, cioè gestite da colossi economici, e individuali, ovvero quelle riconducibili a ciascuno di noi. Tra le ultimissime novità, poi, c’è l’introduzione di una terza categoria quella delle comunità energetiche.
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Poniamo lo sfruttamento dell’energia solare per finalità elettriche e termiche. In una logica di comunità, l’obiettivo è condividere la produzione energetica su una “platea” di consumatori che ne condivide quota parte la produzione.
È vero che, grazie agli incentivi, oggi un impianto che soddisfa le esigenze medie delle famiglie costa circa tremila euro. Un risparmio assoluto, seppure non ancora a portata di tutti.
La natura non dà proroghe. Quando parliamo di scioglimento dei ghiacciai, non parliamo di fenomeni astratti. I mutamenti climatici sono determinati dalla produzione di combustibili fossili; chiaramente oggi il gas rappresenta il migliore “strumento” per la transizione energetica valutandone resa e impatto ambientale. Ma non può bastare: occorre aprirsi a nuovi scenari.
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L’Italia non ha mai investito sul nucleare e non comprendo perché lo debba fare adesso. Si tratta, comunque, di una metodologia che presenta non pochi rischi seppure ne mitiga la radioattività. Ribadisco: la tecnologia per la produzione di energie rinnovabili è matura. Va solo sostenuta. Ma davvero.
Il livello di penetrazione della transizione verde è purtroppo bassa. Pensiamo, ad esempio, al mondo dei trasporti: il settore delle navi o degli aerei. Nessuno parla di abolizione del fossile. Ed è inutile anche parlare di sanzioni se a bypassare le regole sono colossi mondiali con disponibilità economiche praticamente infinite.
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Nuovo prestigioso incarico per il docente dell’Università Mediterranea di Reggio Calabria
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