Avvenire di Calabria

Oggi la Chiesa universale festeggia la prima manifestazione del Signore all'umanità. Ma cosa sappiamo di questa festività?

Il significato dell’epifania: perché si festeggia e cosa c’è da sapere

A Reggio Calabria, l'arcivescovo metropolita, monsignor Fortunato Morrone presiede la Celebrazione eucaristica solenne alle 18 in Cattedrale

di Redazione Web

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Oggi la Chiesa festeggia l'Epifania del Signore. Ma qual è il vero significato? Per comprendere questa festività ci vengono incontro le parole dei Padri della Chiesa che, nel corso dei secoli, ne hanno tracciato un ritratto spirituale molto intenso.

Epifania a Reggio Calabria, la celebrazione con l'arcivescovo Morrone

L'arcivescovo metropolita di Reggio Calabria - Bova, monsignor Fortunato Morrone presiederà oggi alle 18, in Cattedrale, a Reggio Calabria, la celebrazione eucaristica nella Solennità dell'Epifania del Signore.

L’Epifania è la prima manifestazione di Cristo all’umanità e viene ricordata attraverso la visita dei Magi alla mangiatoia. A guidare i "Sapienti" da Oriente a Gerusalemme, verso la grotta per adorare il Bambino appena nato, come raccontato dal Vangelo di Matteo, è la stella cometa, meglio conosciuta come la Stella di Betlemme. Un fenomeno astronomico che accompagna nel racconto evangelico la nascita di Gesù ed è ricco di significati storici, scientifici e spirituali.

Epifania del Signore, perché i re Magi?

All'Epifania è legata la figura dei re Magi, ma chi erano? Leggende e interpretazioni si sprecano. I Padri della Chiesa ne hanno date diverse. Tertulliano, nel II secolo, concede ai Magi la qualifica di Re; nello stesso periodo Sant'Ireneo spiega il significato dei tre doni: la mirra è l'olio tradizionalmente utilizzato per la sepoltura e allude alla Passione di Cristo, l'oro è simbolo di regalità, l'incenso è riservato a Dio.


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


Nel XII secolo, invece, Bernardo di Chiaravalle spiegherà che l'oro era per alleviare la povertà della Vergine, l'incenso per disinfettare la stalla di Betlemme e la mirra come un vermifugo. Lutero, quattro secoli dopo, li associa a fede, speranza e carità, le tre virtù teologali.

Un'altra leggenda armena vuole che i Re Magi fossero fratelli e riferisce i loro nomi: Melkon, che regnava sui Persiani; Baldassarre, il secondo, sugli indiani; Gaspare, il terzo, possedeva il paese degli Arabi.

La spiegazione dei padri della Chiesa

Al di là delle leggende, sterminate, la Chiesa li ha sempre considerati come simbolo dell'uomo che si mette alla ricerca di Dio: «Essi», ha detto Benedetto XVI nell'omelia della solennità dell'Epifania del 2011, «erano probabilmente dei sapienti che scrutavano il cielo, ma non per cercare di “leggere” negli astri il futuro, eventualmente per ricavarne un guadagno; erano piuttosto uomini “in ricerca” di qualcosa di più, in ricerca della vera luce, che sia in grado di indicare la strada da percorrere nella vita. Erano persone certe che nella creazione esiste quella che potremmo definire la “firma” di Dio, una firma che l’uomo può e deve tentare di scoprire e decifrare».


PER APPROFONDIRE: L’Epifania del Signore e i Magi secondo Benedetto XVI


Nel 614 la Palestina fu occupata dai Persiani guidati da Re Cosroe II e distrussero quasi tutte le chiese cristiane, risparmiando la Basilica della Natività di Betlemme perché sulla facciata vi era un mosaico raffigurante i Magi vestiti con l’abito tradizionale persiano.

Marco Polo e le tombe dei Magi

Marco Polo afferma di aver visitato le tombe dei Magi nella città di Saba, a sud di Teheran, intorno al 1270: «In Persia è la città ch’è chiamata Saba, da la quale si partiro li tre re ch’andaro adorare Dio quando nacque. In quella città son soppeliti gli tre Magi in una bella sepoltura, e sonvi ancora tutti interi con barba e co’ capegli: l’uno ebbe nome Beltasar, l’altro Gaspar, lo terzo Melquior. Messer Marco dimandò più volte in quella cittade di quegli III re: niuno gliene seppe dire nulla, se non che erano III re soppelliti anticamente» (Il Milione, cap. 30).


Adesso siamo anche su WhatsApp, non perdere i nostri aggiornamenti: VAI AL CANALE


Nel 1162 l’imperatore Federico Barbarossa fece distruggere la chiesa di Sant’Eustorgio a Milano, dove erano state portate le salme dei Magi (alle quali era giunta, secondo la Tradizione, sant’Elena) e se ne impossessò. Nel 1164 l’arcicancelliere imperiale Rainaldo di Dassel, arcivescovo di Colonia, le sottrasse e passando in Lombardia, Piemonte, Borgogna, Renania, le traslò nella cattedrale della città tedesca, dove ancora oggi sono conservate.

Milano cercò ripetutamente di riavere le reliquie: il 3 gennaio del 1904, l’Arcivescovo Ferrari fece collocare in Sant’Eustorgio alcuni frammenti ossei in un’urna di bronzo con la scritta «Sepulcrum Trium Magorum».

Articoli Correlati