Avvenire di Calabria

Nel giorno della festa dedicata al papa, come cambia questa figura di genitore? L'analisi del sociologo

Essere padre è un vero dono

Putortì: «Molti i cambiamenti, c'è la consapevolezza che saranno proprio i figli a salvare i loro padri»

di Pino Putortì*

Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram
Share on facebook
Share on twitter
Share on whatsapp
Share on telegram

Negli ultimi cinquant’anni la famiglia tradizionale, occidentale, in genere e italiana in specie, ha subìto una profonda mutazione antropologica, da molti ritenuta ormai irreversibile. Si tratta di un processo di progressiva stratificazione della famiglia, sempre più complessa, che, a torto o a ragione, sta mettendo a rischio, se non la famiglia stessa, la sua storica funzione educativa. Si è assistito, in altri termini, ad un repentino passaggio da un modello cosiddetto “nucleare”, tradizionalmente circoscritto (padre, madre, figli), ad una concezione di famiglia ampia, diversificata, variamente intesa, anche dal punto di vista giuridico, in continuo cambiamento.


Non perdere i nostri aggiornamenti, segui il nostro canale Telegram: VAI AL CANALE


I ruoli e le funzioni al suo interno sono sottoposti a vere e proprie metamorfosi, che interessano in modo particolare la figura del padre, tanto da far parlare, oggi, di “rivoluzione paterna”, tutt’ora in corso, di “nuovi padri”. Si tratta di un processo inarrestabile di erosione, o più correttamente di trasformazione, del pater familias e della sua autorità, che inizia - giusto per citare le fasi più importanti - già a fine ‘700 con la rivoluzione industriale (il padre esce fisicamente dalla famiglia, lascia i figli alla madre e diventa piuttosto “forza-lavoro” per il sostentamento economico); prosegue, poi, con la fase del setaccio culturale da parte delle teorie psicanalitiche di Sigmund Freud (il complesso di Edipo e l’ “uccisione del padre”), e culmina, a partire dalla seconda metà del Novecento, nei movimenti di contestazione giovanile e del femminismo, che ne decretano la morte (del padre-padrone), insieme ad altre figure educative istituzionali (le sette “P” di Olivieur Bobineau, padri, preti, professori, partiti, padroni, patria, prìncipi), sancendo il definitivo passaggio dalla “morale dei padri” a quella cosiddetta dei “pari”.

L’espandersi del lavoro femminile, infine, apre in famiglia e nel rapporto con i figli nuovi, nel crogiuolo della vita quotidiana, spazi, prima impensabili, appannaggio esclusivo, in precedenza, per tradizione, delle donne. Come sostiene Eurispes in una recente ricerca, a questi nuovi spazi, «l’uomo si affaccia timidamente ma, poi, con sempre maggior vigore e convinzione inizia a manifestare apertamente una paternità che comprende anche la sfera affettiva – non più solo riservata alla madre − e che si arricchisce di tutto ciò che la storia e la tradizione hanno attribuito a ruoli genitoriali ben distinti», al confine, tuttavia, di una sommersa e inconscia, tanto positiva quanto inquietante, “maternalizzazione” paterna: una vera e propria mutazione psicologica, insomma.

Paternità "evaporata"?

Il nostro tempo, per citare Massimo Racalcati, non è più il tempo della gloria del padre, ma è il tempo della sua “evaporazione”. Siamo di fronte al tramonto irreversibile del padre? Del padre come rifugio cui affidare la nostra fragilità, del padre come guida infallibile? Probabilmente sì, pur con qualche eccezione.

Di fronte all’evidente svuotamento nel mondo contemporaneo (nelle società europee e occidentali in particolare) di tale figura, più che indulgere ad anacronistici interventi di restauro, la domanda essenziale è «Cosa resta del padre?». Il padre è il simbolo della legge, ma non di una legge come le altre, ma del senso della Legge, che sta nel cuore; compito del padre è «introdurre nel cuore dell’umano l’esperienza dell’impossibile, del limite». Di fronte al desiderio del bambino che vuole tutto di fronte a questa avidità di fondo che annienta la vita, il padre introduce uno sbarramento, una interdizione, ponendosi tra la legge e il desiderio.

Cosa accade nel nostro tempo? La paternità, oggi, è un problema di testimonianza, è vivere responsabilmente davanti allo sguardo del figlio, dimostrare di saper dare senso alla vita, di essere capaci di amare incondizionatamente il figlio accettandone le sue fragilità, senza progettare il futuro per lui. È testimoniare la bontà e la bellezza della vita anche quando essa ci pone davanti al dolore, alla fatica, alla morte, alla sconfitta; è far comprendere la possibilità del perdono e del ritorno a casa, è «sperare contro ogni speranza» e dimostrare che si può cambiare anche quando tutto sembra irrimediabilmente perso; è rispondere del figlio anche quando lui non ce lo chiede; è essere capaci di riaccendere il desiderio, di ridare luce alla vita; è non sottrarsi al compito di passare il testimone.

Solo i figli potranno salvare i padri

Tuttavia, il destino del padre dipende dal figlio: solo i figli potranno salvare i padri. Possiamo, infatti, non essere padri o madri, sorelle o fratelli, ma non possiamo non essere figli e nessun figlio, senza perdersi, può pensare di potersi auto-generare, autocostituire, darsi un nome, interrompendo l’alleanza tra le generazioni. Essere figlio è per definizione invocazione del padre e della madre, è ricevere il nome. Per questo ogni nascita porta con sé anche la nascita del padre e della madre o una loro risurrezione, il ritorno all’esistenza del padre.

Nella tradizione ebraica e biblica tale condizione è molto chiara. Il termine “eBeN” in ebraico significa “pietra” (espressione usata proprio in occasione della trasmissione della Legge, del Decalogo), è espressione composta dalle parole “aB”, “padre , e “BeN” , “figlio”, quest’ultima da collegare alla radice “BaNaH”, che sta per “costruire”, “edificare”.


PER APPROFONDIRE: L'esempio di san Giuseppe, modello di genitorialità a cui tendere


“eBeN” è il simbolo del legame inscindibile tra i padri e i figli. «Cosa resta del padre?» è, pertanto, come chiedersi: «Cosa resta del figlio?». La risposta sta innanzitutto in una domanda: la domanda del figlio al padre, appello perenne dei figli alla generazione dei padri.

*docente di Sociologia – Isrr RC

Articoli Correlati