Avvenire di Calabria

Volontari nell'emergenza/2. Un quartiere reggino si fa «famiglia»: il servizio a San Giorgio tra opportunità di riscatto e paura per il Coronavirus

«Extra», come l’amore per i più fragili

Redazione Web

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«Fare il volontario per il proprio quartiere è un’arma a doppio taglio: conosci la realtà “da dentro”, ma allo stesso tempo corri il rischio di vivere la disillusione che le cose non cambieranno mai». Margy Caracciolo, responsabile di Extra, ci proietta nell’attività della sua associazione nel quartiere di San Giorgio, a pochi passi dal centro urbano di Reggio Calabria. Lo fa in modo schietto, semplice, diretto.

Proprio come le iniziative portate avanti da questo gruppo di concittadini che, forgiati dall’impegno in parrocchia, hanno deciso di spendersi per il luogo in cui vivono. Ma non solo: «Prima del Coronavirus, il nostro servizio di mensa contava circa 30 famiglie. Oggi siamo a quasi 100, nonostante la forma d’asporto che si è resa necessaria per evitare assembramenti», spiega Caracciolo. Per chi non lo sapesse, Extra, si occupa di ultimi dando loro un pasto caldo, ma anche tanto altro, come le lezioni di italiano per gli stranieri che hanno subito un rallentamento dopo marzo. «Stiamo studiando – afferma la referente di Extra – delle nuove soluzioni, perché sono tantissime le sollecitazioni che ci arrivano: è un percorso di studi che merita di proseguire, ma le risorse latitano».

Parliamo di volontariato puro che si nutre dei gesti di solidarietà del territorio e di qualche piccolo progetto, come quello che ha portato alla rigenerazione urbana di una piazza al Rione Marconi: «Percorso bello e difficile perché ciascuno di noi è abituato a vedere la zona in cui vive sempre con gli stessi occhi», conclude Margy Caracciolo. Insomma, di attività in cantiere ce ne sono tantissime e rivolgono lo sguardo sempre ai più bisognosi. Coronavirus permettendo, Extra continuerà nel suo straordinario lavoro di coesione sociale al servizio del suo quartiere.

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