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Non ha mai dimenticato la sua terra e, in ogni film, ha sempre rinsaldato il legame con le sue origini. Il regista e produttore reggino Fabio Mollo, entra nel team dell'Accademia di Belle Arti come docente del Corso di cinematografia e tecnologia per il cinema insieme ai professori Rosita Commisso, Carla Ascione, Dario Condemi, Giacomo Fabbrocino e Giovanni Raja.
Nato e cresciuto nel quartiere Gebbione, il cui nome si è tatuato sul piede, a diciotto anni Fabio Mollo si trasferisce a Londra, dove studia Visual Theory: Film History presso la University of East London, per poi completare la sua formazione a Roma.
Nonostante il successo, non si è mai montato la testa: semplice, affettuoso, con i piedi per terra, Mollo ha sempre mantenuto un legame profondo con Reggio Calabria, spesso attraversato da una nota di malinconia.
«Ai miei tempi, purtroppo, non c’era una scuola che ti formasse come oggi l’Accademia di Belle Arti fa con il Corso di Cinema. Poter studiare nella propria città, realizzare il sogno di produrre un film o collaborare con esperti del settore era un’utopia. In questo momento, c’è tantissima attenzione per il cinema in Calabria, le produzioni si sono moltiplicate e avere un’Accademia così importante che forma giovani registi è fondamentale» – afferma il regista.
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«L’idea di poter contribuire a questo processo di formazione – continua – mi rende estremamente felice».
Mollo, insieme al direttore dell’AbaRc Piero Sacchetti e ai colleghi dei vari corsi, porterà avanti un percorso didattico articolato che prevede la realizzazione di un documentario, cortometraggi di finzione e film collettivi. Tutte opere pensate per raccontare la Calabria attraverso gli occhi di chi la vive e la ama.
«Il cinema, come tutte le altre arti, lo puoi imparare facendolo» – aggiunge il regista.
«Ai miei studenti, con i quali ho un confronto aperto e diretto, dico sempre che non si deve avere paura di sbagliare. Si cresce solo se si ha il coraggio di mettersi alla prova».
«L’Accademia – conclude – in un certo senso protegge chi vuole fare cinema, perché permette di sbagliare mentre si impara, ma soprattutto consente ai film-maker di collaborare con esperti del settore. Il nostro sarà un grande lavoro di squadra, un progetto complesso, che sarà una vera operazione culturale e sentimentale».
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