
Domani in edicola, a scuola di prossimità
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Domani è il giorno della verità, qualcuno non a caso lo ha ribattezzato il "Falcomatà - Day". Il futuro amministrativo di Reggio Calabria e il destino politico di Giuseppe Falcomatà si conoscerà infatti nella giornata di domani, 25 ottobre.
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La sesta sezione della Corte di Cassazione sarà chiamata a esprimersi sul ricorso contro la sentenza d’appello del processo Miramare presentato prima della scorsa estate dai legali dell'attuale sindaco "sospeso" Giuseppe Flacomatà.
Falcomatà che è stato riconfermato alle amministrative del 2020, dal novembre 2021 è un sindaco “sospeso” per effetto della legge Severino. Sul suo mandato pesa la condanna per abuso d’ufficio già rimediata in primo grado per la nota vicenda “Miramare” e riconfermata anche in appello l’8 novembre 2022 seppur con una riduzione della pena (sospesa) ad un anno di reclusione.
Una vicenda giudiziaria che ha segnato un’altra “prima volta” nella storia dell’ente, dopo lo scioglimento per «contiguità mafiose» dell’ottobre 2012. Allo stesso modo, seppur per motivi diversi, la condanna di Falcomatà ha avuto effetti sull’agire amministrativo e politico non solo del Comune di Reggio, ma anche della città metropolitana, nel frattempo affidate a due figure di sindaci facenti funzioni.
Tutto ciò, paradossalmente, proprio mente l’attuale governo nazionale di centrodestra ha varato un “pacchetto giustizia” che prevede proprio l’abolizione del reato di abuso d’ufficio per impedire situazioni simili a quella che si è venuta a delineare in riva allo Stretto. Al di là di possibili valutazioni, anche in merito alla gravità o meno delle condotte accertate, in tanti si chiedono quali scenari potrebbero aprirsi da qui a qualche giorno.
Il 25 ottobre, infatti, non può essere considerata una data qualsiasi, sarà importante perché strettamente legata al futuro politico del sindaco sospeso Giuseppe Falcomatà, ed anche a quello dell’intera città di Reggio Calabria. Gli scenari possibili sono due: i ricorsi potranno essere giudicati ammissibili o non ammissibili dai giudici della Suprema corte.
Nel caso in cui le ragioni degli avvocati difensori venissero considerate ammissibili, il reato verrebbe prescritto. In questo caso, scaduti i termini della sospensione per effetto della legge Severino, Falcomatà tornerebbe a fare il sindaco di Reggio Calabria.
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In caso di inammissibilità dei ricorsi presentati, riconosciuto il reato e dunque confermata la sospensione di sindaco e amministratori, per l’ente di Palazzo San Giorgio si prospetterebbe uno scenario mai verificatosi fino ad oggi: la decadenza dell’amministrazione e l’avvio di una fase di commissariamento che dovrebbe traghettare la città sino alla prima data utile per le nuove elezioni amministrative.
Pur se dovesse tornare nel pieno delle sue funzioni amministrative, Giuseppe Falcomatà non troverebbe a Palazzo San Giorgio gli stessi equilibri che ha lasciato due anni fa. La maggioranza, strada facendo, ha perso alcuni pezzi, anche tra gli attuali sospesi. Inoltre, il primo cittadino dovrà affrontare la questione rimpasto, con il rischio che qualcuno possa rimanere scontento.
A partire dal suo partito, il Pd, che attualmente conta quattro assessori e che con il rientro di Falcomatà potrebbero diventare tre. Dal canto suo il sindaco ancora “sospeso” si è rimesso a lavoro per ricucire la coalizione, nel tentativo di rafforzare e rendere più incisiva l’azione amministrativa per il tempo che rimane da qui alla fine della consiliatura.
Falcomatà preoccupato? Niente affatto, affermano coloro che gli stanno più vicini. Ma tutto, inevitabilmente, dipenderà dal verdetto del 25 ottobre.
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