Avvenire di Calabria

Famiglie in ritiro, il racconto dell’incontro di Arghillà

L'appuntamento si è svolto sabato 8 luglio nella zona nord di Reggio, la meditazione è stata tenuta da Monsignor Carlo Rocchetta

di Dominella e Giuseppe Fortugno *

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L’Ufficio diocesano per la pastorale familiare, nella Giornata di ritiro per fidanzati, sposi e famiglie riuniti dal tema dell’incontro: “Tenerezza: abbraccio tra cielo e terra!”, ha condiviso con gioia un’importante esperienza comunitaria vissuta sabato 8 luglio ospiti del parroco Don Antonino Iannò e della sua comunità parrocchiale di S. Aurelio vescovo in Arghillà.

La giornata di ritiro è stata animata dai membri della Consulta familiare diocesana, costituita dalle coppie referenti delle zone pastorali, dai rappresentanti del Consultorio familiare “P. Raffa”, di associazioni, gruppi e movimenti che operano nell’ambito coniugale e familiare delle varie realtà a servizio della famiglia, presenti in diocesi.


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All’incontro, a cui si sono susseguiti diversi parroci e diaconi, hanno preso parte l’Arcivescovo Fortunato Morrone, il Vicario generale Don Pasqualino Catanese, l’Assistente spirituale dell’Ufficio famiglia Don Mimmo Cartella e diversi rappresentanti della comunità dei Piccoli Fratelli e Sorelle dell’Immacolata de La Cittadella di Bagnara. In qualità di responsabili regionali della Commissione Famiglia e Vita della Conferenza episcopale e contribuendo con la propria testimonianza, hanno partecipato i coniugi Silvia e Giuseppe Ali’ della Diocesi di Locri-Gerace.

Nel giorno in cui la Chiesa ha ricordato l’icona biblica dei santi sposi Aquila e Priscilla, la giornata di ritiro è stata guidata dal teologo Monsignor Carlo Rocchetta, secondo la modalità di ritiro pensata come espressione dinamica di formazione. Don Carlo ha dato la possibilità alle coppie di fidanzati e sposi presenti, di riservarsi del tempo privilegiato per stare insieme, arricchirsi nell’ascolto delle riflessioni e lasciarsi coinvolgere dai laboratori esperienziali che si sono sviluppati come per esempio l’abbraccio-terapia, oltre che condividere un momento di convivialità comunitario.

Molteplici sono state le coniugazioni con cui il significato di tenerezza ha fatto da relazione e riflesso alle diverse stagioni della vita di coppia e di quanto per esempio la tenerezza sia da ritenere un valido strumento di riferimento per vivere in pienezza la felicità che è l’anima nel corpo nuziale. Ricercare la tenerezza è una scelta di vita per la coppia che ama coltivare lo stupore e contrastare concretamente crisi, monotonia, competizione e conflittualità, ma soprattutto una via da percorrere per fare del sacramento del matrimonio un autentico percorso di reciproca gratitudine che nella vita di coppia inizia sempre come un incontro tra due solitudini che decidono di amarsi. La tenerezza come arte, linguaggio e progetto della coppia si apre in modo creativo alla capacità di rigenerare sempre la relazione individuale, coniugale e familiare. La tenerezza come sentimento forte di affetto, a differenza del significato di tenerume, ispira nostalgie incancellabili ed evocative impresse come desiderio esistenziale insito già nel profondo del cuore di ciascuno di noi.

«Siamo immagine di Dio che è infinita tenerezza!», è stato più volte evidenziato da Don Carlo, aggiungendo come la tenerezza possa essere intesa come un seme dentro di noi, in rapporto al quale c’è chi lo fa sbocciare e chi no, ma il seme c’è ed è vivo. La tenerezza come sentimento più nobile con cui tendere verso la felicità dell’altro rappresenta l’occasione per perfezionare il dono promesso dall’amore sponsale. Don Carlo, a motivo della sua esperienza, ha poi proseguito specificando come, in contrasto alla possibile presenza di uno dei quattro sentimenti dominanti nella coppia quali collera, paura, ansia e tristezza, mettersi in ascolto della tenerezza rappresenti la soluzione a tutti gli effetti negativi che di riflesso si possono manifestare anche sui figli. Riscoprire la tenerezza come una chiamata innata e accessibile a tutti è possibile e consegna alla coppia anche quella capacità di dialogare attraverso il sorriso e la leggerezza di saper scherzare e sdrammatizzare senza addurre alla vita una visione negativa.

Don Carlo ha ricordato anche come la “scuola della tenerezza” presuppone che la coppia si apra con convinzione all’opera di Dio attraverso lo Spirito Santo per farsi plasmare da Dio-tenerezza per vivere il sacramento delle nozze come la Pentecoste della coppia in cui gli sposi sono chiamati a riscegliersi ogni giorno e in ogni tempo della vita.

Nel corso della celebrazione eucaristica, come segno a tema della Giornata, sono stati consegnati dei frollini a simboleggiare gli “abbracci”, come un atteggiamento del corpo da mettere in pratica dalla coppia consapevole della diversità che la valorizza. Come per i biscotti bigusto e bicolori, la coppia è fatta di due identità diverse che si riscoprono fragili solo quando si dichiarano uno di fronte all’altra così come sono, imperfetti ma unici ma che fanno tesoro della loro natura gracile per ritrovarsi insieme e condividere lo stesso cammino: un cammino di sole curve se si guarda alla forma ma all’insegna di quella circolarità di amore di Dio-Trinità; se si guarda alla sostanza, Dio viene incontro alla coppia che si lascia incontrare, per custodirla e farle assaporare il dolce gusto della vita degli sposi: diventare santi!!!

La Giornata di ritiro per le coppie di fidanzati, sposi e famiglie dell’Ufficio famiglia diocesano, in continuità con la proposta delle Giornate Teologiche dell’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Reggio Calabria, si augura che il vero “abbraccio”, che con riconoscenza si associa alla presenza di Don Carlo Rocchetta, sia che simili eventi possono far scaturire ulteriori motivazioni strutturate solo se si decide di investire in “quel di più” del cammino sinodale in atto su cui appoggiarsi, spingersi, rinascere e, come ricordato dal Santo Padre, dove tutto sia finalizzato a “far germogliare sogni, suscitare profezie e visioni, far fiorire speranze, stimolare fiducia, fasciare ferite, intrecciare relazioni, risuscitare un’alba di speranza, imparare l’uno dall’altro e creare un immaginario positivo che illumini le menti, riscaldi i cuori, ridoni forza alle mani”.

* Ufficio Famiglia arcidiocesi di Reggio Calabria - Bova

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