Avvenire di Calabria

I l 5 Febbraio 1783 la vallata del Sant’Agata venne colpita da un violento terremoto. Nello stesso giorno, la comunità ha venerato la santa patrona

Fede, cultura e devozione nella Vallata Sant’Agata

Redazione Web

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di Maria Luvarà - I l 5 Febbraio 1783 la vallata del Sant’Agata venne colpita da un violento terremoto, che provocò 128 morti. La città di Sant’Agata, presumibilmente di origine bizantina, sorgeva tra i due attuali borghi di Cataforio e San Salvatore di Cataforio, su un promontorio tuttora detto “Suso”, e dava lustro al territorio sant’Agatino. Ma il terremoto mise fine alla sua esistenza. Il 5 febbraio scorso, giorno della solennità di sant’Agata vergine e martire, la comunità di Cataforio e San Salvatore ha venerato la santa patrona, con tanta fede e devozione, tenendo presente e pregando per tutti i paesi che della vallata fanno parte e che, a causa della pandemia, non sono potuti intervenire. Il sacerdote, don Giovanni Gattuso, con la sua operosità instancabile, ha permesso di vivere momenti colmi di religiosità e suggestione, accostando alla fede la cultura: la comunità ha assistito e preso parte ai vespri solenni nella vigilia in rito bizantino grecocattolico, declamati dal diacono birituale Mario Casile della comunità bizantina “San Cipriano di Reggio”, che con grande enfasi ha trasmesso sentimenti di valore e venerabilità all’intera assemblea. Il giorno seguente, giorno della solennità di sant’Agata, la comunità si è pregiata della presenza del professor Orlando Sorgonà, che ha reso omaggio della sua cultura sulla storia della Vallata, a lui è susseguita la santa messa solenne in suffragio delle vittime del terremoto del 5 Febbraio 1783. Messa ricca di forte fede e dignitosa gioia. Durante la messa, don Gianni ha benedetto i gruppi folk del territorio parrocchiale, gli Agatini di Cataforio e la Ginestra di San Salvatore, dei quali una rappresentanza era presente in chiesa, ha inoltre ricordato e benedetto virtualmente tutti i gruppi folk della Vallata, ha benedetto le immaginette e il pan dolce di Sant’Agata, piccole brioche che richiamano i seni della santa, che le sono stati estirpati durante il martirio. Massima di don Gianni è: «Nessuno va escluso», infatti gli ammalati e coloro che causa pandemia non hanno potuto presenziare in chiesa sono stati compartecipi di questi preziosi momenti, tramite la diretta Facebook sulla pagina della parrocchia. Don Gattuso, inoltre, ha dato loro una carezza simbolica, recapitando tramite i collaboratori, il pan dolce di sant’Agata. 

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