Monsignor Savino scrive una lettera alla Generazione Z per parlare del cammino di fede dei ragazzi. Il principale invito è quello a non "rincorrere" il tempo, ma a soffermarsi sulla propria interiorità.
Generazione Z e cammino di fede, la lettera dell'arcivescovo Savino
«Soffermarsi è un rivedere forse più minuzioso del mero guardare; è un secondo sguardo, una nuova opportunità. Ma è anche di più: mette in atto una riparazione, un processo di restauro, di riscatto, di giustizia». Questo è solo uno spunto fornito dal messaggio per il nuovo anno dell’arcivescovo di Cassano allo Jonio e vicepresidente della Cei, monsignor Francesco Savino.
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Il presule bitontino ha diffuso una lettera che richiama ai valori essenziali della cristianità. «Mi piace il verbo “soffermarsi” – come suggerisce José Tolentino Mendonça – perché solo quando ci soffermiamo, cominciamo a vedere. E quello che iniziamo a vedere è qualcosa che ha a che fare, sì, con la percezione, ma anche con qualcosa di più profondo, con qualcosa che ci impone lentezza e tenerezza, cura e tempo», spiega in esordio Savino.
Il "secondo sguardo" sul tempo
«Con questo umore e con questo “secondo sguardo” di restauro e giustizia, vengo a formularvi i miei auguri per il nuovo anno, augurandovi la più preziosa di tutte le cose: il tempo. So bene - sottolinea il vicepresidente della Cei - quanto sia azzardato parlare di tempo nell’epoca di quella che i sociologi chiamano “Generazione Z”: tutto è un clic e tutto viaggia a velocità supersoniche». Però «il tempo è quanto di più prezioso non riusciamo a possedere. Il tempo ci rende erba, ci rende fiore di campo: caduco, ma rigoglioso nella fioritura, fragile ma delicato, fiero d’essere il punto di discontinuità nella coerenza cromatica del campo verde».
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Monsignor Savino conclude la sua riflessione: «Soffermarsi vuol dire scavarsi dentro, accarezzare la propria interiorità ed arricchire i giorni con la bellezza che la vita ci offre. Vuol dire fare del tempo una distensio animi perché ciò che conta non è ciò che trascorre, ma l’affezione che gli eventi della vita, le persone, gli amici, gli amori ed anche gli abbandoni ed i dolori, lasciano nella nostra anima».
«L’anima bisogna sentirla perché dice di noi quello che le nostre parole non sanno pronunciare e le orecchie non sanno comprendere. Soffermarsi sull’anima». Questo l’augurio di monsignor Savino alla comunità dei fedeli con particolare riferimento, come sua abitudine, ai giovani in cammino.