Avvenire di Calabria

Tra gli intervenuti Pasquale Neri, Luciano Squillaci e don Nino Pangallo

Forum Terzo Settore, la denuncia: «Welfare calabrese abbandonato»

Luigi Iacopino

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I locali del centro di ascolto della Caritas diocesana hanno ospitato questa mattina la conferenza stampa indetta dai Forum Territoriali del Terzo Settore dell’Area Metropolitana di Reggio Calabria, per denunciare “lo stato di abbandono” in cui versano i servizi sociali e sanitari del territorio reggino. Il quadro che emerge è drammatico e individua nella mancanza di programmazione e organicità degli interventi istituzionali le cause decisive che hanno determinato un contesto di estrema precarietà sul piano dell’esigibilità dei diritti di cittadinanza.

Un contesto paradossale in cui pesa enormemente la recente vicenda dell’annullamento da parte del Tar della delibera 449/2016, che avrebbe dovuto istituire, riformandolo, il nuovo modello di welfare calabrese, in attuazione della legge 328 del 2000. «Siamo tornati ancora più indietro di quando si era cominciato – ha precisato Pasquale Neri, uno dei portavoce del Terzo settore reggino, a inizio conferenza – perché al momento il sistema regionale è governato dalla legge 5 del 1987».

Una quadro desolante in cui “la mancata approvazione del documento di rete territoriale” – continua Neri – “rischia di mettere in ginocchio tutto il comparto dei servizi sanitari”, da quelli per la tossicodipendenza a quelli dedicati alla disabilità, passando a quelli della psichiatria. Il risultato è che a pagarne le conseguenze sono le fasce più deboli della popolazione che si vedono sottrarre e negare servizi essenziali.

La parola è, quindi passata a don Nino Pangallo, direttore della Caritas diocesana, che, ricordando la recente lettere scritta dell’arcivescovo Morosini e indirizzata al Ministro della Sanità, ha evidenziato il lavoro di supporto svolto dalla Caritas nei confronti del mondo del Terzo Settore in attuazione del principio di sussidiarietà della dottrina sociale della Chiesa. «La realtà del volontariato – ha sottolineato – è insieme unita e sta stimolando le istituzioni pubbliche per un’assunzione di responsabilità» perché «non è possibile  che non ci sia una progettualità futura» necessaria per «mettere al centro la dignità della persona umana» ed evitare che «il diritto alla salute diventi un’utopia, un diritto che può permettersi chi ha i soldi e fare i viaggi della speranza».

Questioni  e problematiche riprese anche durante il duro sfogo di Luciano Squillaci dell’Aris Calabria che, parlando di «macelleria senza precedenti» e «lenta agonia dello stato sociale», si è soffermato sulle motivazioni della decisione del Tar che avrebbe annullato la riforma solo per via del ricorso presentato da alcuni comuni avverso il passaggio delle deleghe, cosi manifestando il rifiutando di occuparsi delle politiche sociali. Squillaci ha poi ricordato come la situazione dell’Area metropolitana, rispetto alla Calabria in generale, sia ancora più grave: «in vent’anni, senza regole – ha tuonato con forza – i servizi si sono aperti e distribuiti in ragione delle prebende politiche».  Drammatica anche la situazione della psichiatria reggina che, a causa delle incongruenze emerse rispetto al documento programmatico, ha determinato il blocco dell’intero processo di riforma e programmazione. Il risultato è che le dodici strutture psichiatriche reggine che avrebbero dovuto essere rimesse in sesto, attualmente non hanno un percorso di accreditamento, i pagamenti sono stati dismessi e si corre il concreto rischio di dover dimettere i pazienti e trasferirli in altre strutture regionali o nazionali.

In chiusura le richiese del Forum: alla regione per chiudere la partita della riforma entro la fine dell’anno; ai comuni capofila di farsi parte diligente per tutelare e promuovere i diritti dei propri cittadini; infine all’Ingegnere Massimo Scura, nella sua doppia veste di Commissario per il piano di rientro e di soggetto attuatore per l’Asp di Reggio Calabria, di attivarsi per «fare proprio e approvare il documento di rete territoriale» e di definire il periodo transitorio sino all’accreditamento  delle strutture.

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