Avvenire di Calabria

In Italia a contribuire alla riflessione il dibattito attorno all'attuazione dell'autonomia differenziata e alle possibili disparità che potrebbe creare tra diverse aree del paese

Giornata della Giustizia sociale, un rinnovato impegno contro le disuguaglianze

Dal superamento di barriere e divisioni, all'invito a non voltarsi dall'altro lato e riscoprire l'importanza di dedicarsi all'altro: ecco alcuni spunti di riflessione per questa giornata

di Redazione Web

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Il 20 febbraio è la Giornata mondiale della Giustizia sociale. Un appuntamento che torna ad accendere i riflettori su un tema di fondamentale importanza per il benessere dell'umanità.

Il tema della Giornata mondiale della Giustizia sociale 2024

Il tema scelto quest'anno è «Superare le barriere e costruire un futuro migliore per tutti». Obiettivo ambizioso che, come spesso sottolineato da papa Francesco, richiede un impegno collettivo per contrastare le disuguaglianze e promuovere l'inclusione.

Quando è stata istituita questa Giornata?

Istituita nel 2007 dall'Assemblea Generale delle Nazioni Unite, la Giornata rappresenta un momento di sensibilizzazione globale su questioni cruciali come la povertà, la discriminazione, l'accesso al lavoro e alle cure mediche, la tutela dei diritti umani e la partecipazione democratica.

In Italia, autonomia differenziata un possibile tema di riflessione

L'Italia, in questo contesto, si trova ad affrontare sfide significative. Il dibattito sull'autonomia differenziata, ad esempio, ha aperto un acceso dibattito sul rischio di creare disparità tra le diverse regioni e aree del Paese, con possibili ricadute negative su diritti e servizi essenziali.


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Promuovere la giustizia sociale significa quindi impegnarsi per un'Italia più coesa e solidale, dove le opportunità non siano legate al luogo di nascita o di residenza, ma al riconoscimento di uguali diritti e servizi per tutti.

In quest'ottica, l'attuazione dell'autonomia differenziata deve avvenire nel rispetto dei principi di equità e di perequazione, garantendo a tutti i cittadini i medesimi diritti e livelli di assistenza.


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Una questione finita già al centro della riflessione dei vescovi calabresi, in occasione della sessione invernale della Conferenza episcopale calabra che si è svolta a fine gennaio a Reggio Calabria. «Il provvedimento, che trasferisce alcune funzioni agli Enti locali, rischia di diventare motivo di ulteriore divario tra Sud e Nord, tra aree sviluppate e regioni più povere, minando il principio di unità e solidarietà e compromettendo il diritto alla salute, all’istruzione e l’accesso ai servizi essenziali che lo Stato dovrebbe garantire in forma eguale a tutti i cittadini», hanno affermato nel loro comunicato finale.

I vescovi hanno inoltre aggiunto: «La determinazione dei Livelli essenziali di prestazione (Lep), prevista dal disegno di legge, ricorda l’esperienza fallimentare dei Livelli essenziali di assistenza (Lea) che, come è facilmente riscontrabile, non hanno assicurato un’uniformità del Servizio sanitario nazionale. Queste misure, invece, vengono presentate come utili soltanto per giustificare una formale uguaglianza di trattamento, ma in verità coprono una inaccettabile disparità che ricorda la famosa espressione orwelliana: «Alcuni sono più uguali degli altri».

La finalità della Giornata

Come ogni anno, sono diverse le iniziative previste in occasione della Giornata mondiale della Giustizia sociale. Coinvolgono governi, organizzazioni internazionali, società civile e cittadini.

La giornata che si celebra oggi si propone, dunque, come punto di partenza per un rinnovato impegno verso la giustizia sociale, un valore fondamentale per la crescita e il benessere di ogni individuo e dell'intera umanità.

La Giustizia sociale nel magistero di papa Francesco

Nel libro del profeta Isaia, Dio chiama il suo popolo alla responsabilità, più che ai riti religiosi: “Non è piuttosto questo il digiuno che voglio: sciogliere le catene inique, togliere i legami del giogo, rimandare liberi gli oppressi e spezzare ogni giogo?” (Is 58,6). Il tema della giustizia sociale è ricorrente nel magistero di Papa Francesco. È tra i capisaldi delle sue encicliche "Laudato si'" e "Fratelli tutti".


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Il Santo Padre parlando di giustizia sociale, richiama il concetto di solidarietà, con l’impegno a «includere, integrare e sollevare chi è caduto». E specifica che giusti sono «quanti rendono giustizia. Giusti, sapendo che, quando, risolvendo nel diritto, diamo ai poveri le cose indispensabili, non diamo loro le nostre cose, né quelle di terzi, bensì restituiamo loro ciò che è loro. Abbiamo perso tante volte questa idea di restituire ciò che appartiene loro».

Per Francesco, inoltre, «la giustizia sociale non è un optional, ma un imperativo morale. È la via maestra per la pace e la prosperità di tutti». Il Papa ha inoltre denunciato le cause profonde delle ingiustizie sociali, come la povertà, la discriminazione, l'egoismo e l'esclusione. Ha invitato a costruire una società più giusta e solidale, in cui tutti possano avere accesso alle opportunità e ai diritti fondamentali. «Non c’è giustizia sociale che possa essere derivata sulla disuguaglianza» ricorda Bergoglio, nell'invitare ciascuno «a costruire un mondo più giusto e fraterno».

Le cinque basi per una rinnovata giustizia sociale

Per Francesco, cinque sono le basi su cui si dovrebbe poggiare «una revisione concettuale completa e sociale». Per prima, c’è la realtà, perché si lavora sulle idee, ma «non si deve perdere di vista il quadro angosciante in cui una piccola parte dell’umanità vive nell’opulenza, mentre un numero sempre crescente vede la sua dignità non riconosciuta e i suoi diritti più elementari ignorati e violati».


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Al secondo posto c'è il lavoro di insieme che crea la giustizia, in cui «ogni persona ben intenzionata sfida l’utopia e presume che, oltre al bene e all’amore, si deve conquistare ogni giorno l’equilibrio, perché lo squilibrio è tentazione di un minuto».

Per il Papa, poi, fondamentale (il terzo punto) «l'impegno incondizionato a farsi carico del dolore dell'altro», contro la «cultura dell'indifferenza».

La storia è, invece, la «forza trainante». Ed è questa, afferma il Santo Padre, «la quarta e obbligatoria riflessione per chi cerca di fondare una nuova giustizia sociale». Ovvero guardare indietro nel tempo, alle «lotte, i trionfi, le sconfitte, al sangue di chi ha dato la vita». Tutto questo serve a far riflettere per il presente e per il futuro.

La quinta base, per Francesco, «è il popolo», non inteso come «élite illuminata, ma popolo, dimostrandoci costanti e instancabili nel lavoro di includere, integrare e sollevare chi è caduto». Perché, a detta di Bergoglio, quelli che seguono il cammino della «élite di Dio», «finiscono nei tanto noti clericalismi elitari che lavorano per il popolo, ma non fanno nulla con il popolo», e non si sentono popolo.

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