Avvenire di Calabria

Dagli appelli del Papa, al ruolo della Scuola. Perché mantenere viva la memoria sul dramma della Shoah è importante

Giornata della Memoria, il dovere di ricordare

In Calabria, la lettera aperta al mondo della scuola del vice presidente della giunta regionale Princi

di Redazione Web

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«Ricordare è un’espressione di umanità, ricordare è segno di civiltà, ricordare è condizione per un futuro migliore di pace e fraternità, ricordare anche è stare attenti perché queste cose possono succedere un’altra volta incominciando da proposte ideologiche che vogliono salvare un popolo e finendo di distruggere il popolo e l’umanità. State attenti a come è cominciata questa strada di morte, di sterminio, di brutalità».

Risuonano quanto mai attuali le parole pronunciate, un anno fa, da papa Francesco, in occasione dell’anniversario della liberazione del campo di sterminio di Auschwitz, data che coincide con la giornata della memoria. La guerra in Ucraina era già più di una semplice minaccia da parte dei Russi. Il Santo Padre in quella circostanza espresse tutte le sue preoccupazioni per quanto si stava delineando. Francesco nel rivolgere il suo appello a tutti, lo ha rivolto in particolare «agli educatori e alle famiglie, perché favoriscano nelle nuove generazioni la consapevolezza dell’orrore di questa pagina nera della storia».


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Un monito a tenere viva l’attenzione verso questo orrore anche nel futuro, perché non possa offuscarsi quando scompariranno gli ultimi testimoni. «Non sia mai dimenticata - le parole del Pontefice - affinché si possa costruire un futuro in cui la dignità umana non sia mai più calpestata».

Il timore di dimenticare

Tenere viva l’attenzione verso questo orrore anche nel futuro è l’espressione che più riecheggia in questi giorni in cui si ricorda il dramma della Shoah. Oltre 6 milioni di vittime provocate dalla follia umana. Un ricordo il cui timore è che possa svanire, alimentato anche dai venti di guerra che hanno riesumato termini come «vittoria», al posto della parola «pace».

Coltivare la memoria e condividerla è l’impegno, come dice appunto papa Francesco. Una responsabilità che appartiene a tutti. La scuola, in particolare, può e deve fare la propria parte, soprattutto con le giovani generazioni. La liberta, il senso della vita, la pace, sono valori che non possono e non devono essere dispersi.

Ciò che bisogna fare comprendere ai ragazzi soprattutto è che la vergogna dell’Olocausto non è solo qualcosa che è accaduto in un tempo lontano da loro e che appartiene ai libri di storia. Bisogna far capire che si tratta di una ferita che l’umanità si trascinerà a vita. Quindi appartiene a tutti.

L’argomento smuove il dibattito anche in Calabria. E sulla centralità della Scuola come detentrice di valori, è intervenuta con una lettera aperta inviata ai dirigenti, ai docenti e agli studenti calabresi, il vice presidente della Regione Giusi Princi che ha anche la delega all’Istruzione.

Giornata della Memoria, il compito della Scuola

Nello spiegare che la Giornata della Memoria non è una ricorrenza come le altre, Giusi Princi invita la Scuola a mantenere viva la memoria su un drammatico capitolo di storia, perché «capire il passato, ci permette di evitare che gli stessi errori vengano compiuti in futuro».

«Nel corso di questi mesi difficili, nostro malgrado, abbiamo tutti acquisito piena consapevolezza di quanto sia delicato l'equilibrio della pace; la guerra in Ucraina è un esempio di come la mancanza di comprensione e di dialogo possa portare a conflitti e sofferenze evitabili, forse addirittura inutili». È importante, dunque, che la Scuola «si impegni a trasmettere una memoria storica critica, che permetta agli studenti di comprendere gli eventi trascorsi e di riflettere su come occorra indirizzare le scelte politiche e sociali. La scuola deve diventare un luogo di formazione e di educazione per la pace, dove gli studenti possono imparare a rispettare le diversità culturali e a promuovere il dialogo e la concertazione».


PER APPROFONDIRE: Ferramonti di Tarsia, un lager d’umanità


«Questo messaggio vorrei fosse letto anche come un appello accorato ad ogni calabrese –  ancora la vice presidente - Facciamo tesoro di cose è accaduto in passato, perché oggi come non mai, si avverte il grave pericolo di una società civile incapace di ascoltare e di indignarsi sui tanti episodi di intolleranza e discriminazione. Occorre tenere vivo il ricordo di ciò che è avvenuto nella prima metà del secolo scorso, per mantenere la capacità e l'umanità di guardare sempre all'altro con interesse e senso di inclusione».

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