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“I poveri mi tentano, mi tentano nella misura in cui ho compreso, lungo tutto l’arco della mia vita, che l’essere più indifeso è sempre l’esposto, qualcuno che vive in una impenetrabile ombra, in una fitta cortina le cui tracce si mescolano a destini ordinari e confusi e di cui spesso ci si dimentica. Certo, fra noi le cose sono sempre più ambigue e contraddittorie che in Dio. Eppure ci comprendiamo e le comprendiamo solo alla sua luce: nel Nome suo”. Così mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio, nel messaggio in occasione della Giornata mondiale dei poveri.
“Viviamo l’epoca della pietas in cui la povertà è sempre e solo oggetto di carità e spesso se ne dimentica la sua rilevanza sociale ed umana. Stiamo facendo della povertà – ha proseguito –, un fenomeno endemico accettato sì, ma con indifferenza ed abitudine; raramente ci siamo soffermati a comprendere le aspirazioni ed il pensiero della povera gente e della gente povera”.
All’appello del mondo, oggi, manca la voce degli indigenti, ha evidenziato il presule.
“La politica – ha esortato mons. Savino – si faccia carico dei problemi che lo sviluppo dovrebbe risolvere senza l’applicazione di formule standardizzanti ma con l’attenzione al particolare, alla diversità regionale, adattando azioni mirate alle difficoltà dei vari contesti. Non andare in contro all’atomizzazione sociale ma solidarizzando con le differenze, attraverso una convivialità attenta e moralizzante che miri cioè a lottare contro gli egocentrismi e le irresponsabilità. Non bisogna livellare le differenze ma ridurre le disuguaglianze”.
Tra le attese indicate dal vescovo dalla politica, “un incoraggiamento alla solidarietà globale ed alla promozione di programmi di aiuto e di sviluppo sostenibile che garantiscano anche un accesso equo alle risorse”. Il riferimento è “all’implementazione di progetti di microfinanza su larga scala che possano incentivare le piccole comunità ed i giovani nell’avvio di attività imprenditoriali”. “Studiare il caso particolare, vuol dire anche stimolare i diversi talenti che il nostro territorio nasconde, significa promuovere un’agricoltura sostenibile nel nostro Meridione con tecnologie agricole avanzate, per quella gente che ama seminare il frumento e sa lasciargli il tempo che occorre affinché germini e si infittisca come oro sulla terra – conclude –. Quello che il nostro tempo ci sta chiedendo è una chiamata universale alla solidarietà ed alla giustizia sociale perché la povertà è una sfida morale e spirituale, un grido di dolore che va ascoltato”.
Fonte: Agensir