Il racconto di un docente di religione "fuori sede", ex studente dell'Istituto Superiore di Scienze Religiose di Reggio Calabria
Giovani e futuro: «Cattolicesimo come universalità»
Redazione Web
11 Novembre 2020
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di Emmanuel Rodi* Mi chiamo Emanuel, ho ventinove anni e sono originario di Bovalino. Da un mese insegno religione cattolica in Toscana. Dopo aver completato gli studi presso l’Istituto Superiore di Scienze Religiose di Reggio Calabria, conseguendo la laurea specialistica con una tesi su Massimiliano Maria Kolbe, martire polacco morto ad Auschwitz, a settembre ho deciso d’inviare il curriculum all’ufficio scuola dell’arcidiocesi di Firenze. A distanza di un solo giorno mi è stato proposto un colloquio di lavoro e, successivamente, una supplenza di 18 ore settimanali fino alla fine di gennaio, presso la scuola media “Giovanni Verga” di San Donnino a Campi Bisenzio (FI). La realtà sociale in cui insegno è multiculturale, tant’è vero che l’istituto viene definito da tutti «la scuola del dialogo». L’anima della struttura si presenta come un universo multietnico animato da cittadini del mondo. Fin dall’inizio mi sono posto in una dimensione di disponibilità e di ascolto, cercando di comprendere le esigenze di tutti i ragazzi: non solo di quelli che si avvalgono della religione cattolica, ma anche degli altri che, data la situazione particolare in cui versa la scuola italiana, al momento rimangono in classe durante la mia ora e partecipano con particolare interesse alle discussioni. Il periodo difficile che stiamo affrontando, purtroppo, si sta riversando sulla scuola: il distanziamento fisico, infatti, ci impedisce di avvicinarci agli studenti. Tuttavia, durante le mie ore, nei limiti del lecito, sto cercando di non perdere di vista la dimensione sociale. Le mie lezioni si fondano sul dialogo. Tale metodo d’insegnamento sta già ottenendo risultati davvero positivi: in molte classi, infatti, ho avuto modo di percepire la grande empatia dei ragazzi rispetto a temi quali il razzismo e il bullismo. Il mio obiettivo è quello di formare menti pensanti, futuri cittadini liberi, che, riconoscendosi nella cultura universale dei valori cristiani, sappiano abbracciare tutti, soprattutto le culture diverse dalla propria, ed affrontare la vita con responsabilità, con capacità di responso, entrando nella verità profonda delle cose. Sono molto entusiasta di questo lavoro e mantengo intatta la mia speranza in noi giovani, perché rappresentiamo il futuro del mondo.
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