Avvenire di Calabria

Tra fughe di cervelli e un mercato saturo, parlare di occupazione oggi non è semplice

Lavoro, la sfida dei giovani è investire su se stessi

Nonostante le difficoltà, in Calabria cresce la voglia di mettersi in gioco

di Davide Pitasi *

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Parlare di lavoro oggi senza rischiare di essere “scontati” non è un’impresa semplice. Perché da un lato sono d’obbligo e ricorrenti i riferimenti classici ai temi della disoccupazione, del salario giusto, del lavoro dignitoso, della sicurezza sui luoghi di lavoro, dei fenomeni migratori e della fuga di cervelli, del diritto al lavoro, senza tralasciare le battaglie che quotidianamente lavoratori e forze sociali si ritrovano a combattere nella speranza che qualcosa cambi.



Dall’altro, proprio il riferimento a queste tematiche potrebbe indirizzare il ragionamento verso una visione ‘politica’ del lavoro che aggancia il problema e lo traduce in terminologie e concetti orientati, sganciandolo dalla sua reale portata di strumento di promozione della persona umana.


PER APPROFONDIRE: Dalla precarietà all’autoimprenditorialità: il futuro del lavoro giovanile


Se guardiamo al contesto della nostra amata Calabria, troviamo tutte le tematiche di cui si è fatto cenno che, in ordine sparso e, talvolta, in maniera concorrente, condizionano pesantemente tutte le fasi del percorso lavorativo: partendo dall’idea e fino al termine del rapporto di lavoro, la persona si trova a districarsi tra ciò che vorrebbe, ciò che è possibile e ciò che è. Ciò vale ancora di più se se la persona è un giovane in cerca di prima occupazione, che si troverà di fronte le seguenti possibilità: (soprav)vivere a carico della propria famiglia d’origine, agganciando questo o l’altro sussidio (non sempre, ahimè, erogato dallo Stato); ripercorrere le orme dei nostri conterranei nel dopoguerra, migrando; tentare la (ex)lotteria del concorso pubblico o sperare di trovare un’azienda disponibile ad assumere nel rispetto dei principi sopra elencati; credere nelle proprie potenzialità e abbracciare l’idea dell’autoimpiego.

Tolte le prime due opzioni, la prima per ovvi motivi (in nessun caso si potrebbe parlare di lavoro) e la seconda poiché anche se realizza la persona sottrae ricchezza al territorio, e ritenendo che l’impiego (pubblico o privato), almeno oggi, sia un ridimensionamento, condivisibile, delle aspettative di “ trovare il lavoro che si ama” in cambio di una retribuzione utile al sostentamento, probabilmente, la vera sfida, oggi, per un giovane, è investire sull’autoimprenditorialità. Tanti sono gli strumenti a disposizione – in questo il sistema ha fatto welfare – e tante le opportunità. Basta dare uno sguardo ai report e agli studi degli ultimi anni, che registrano una crescita costante delle start-up innovative, delle cooperative sociali, delle microimprese che riscoprono i tradizionali mestieri in un’ottica innovativa. Ciò grazie ad una legislazione, europea, nazionale e regionale, favorevole alle forme di autoimprenditorialità e ad un numero, sempre più consistente, di giovani che scelgono di mettersi in gioco, nella speranza di dare un contributo concreto all’anelato cambiamento culturale, motore di ogni forma di giustizia sociale.



E’ innegabile che le difficoltà sono tante e a vari livelli. Su questo, un ruolo fondamentale lo svolgono le parti sociali: sindacati, associazioni, rappresentanti del mondo del lavoro, tutti devono muoversi all’unisono per favorire percorsi che siano da stimolo per chi sceglie di investire su se stesso e sulla Calabria. Solo una concreta sinergia tra questi attori, scevra da ogni rivendicazione di parte e coesa nel rimuovere gli ostacoli ambientali, i retaggi culturali, la sindrome di calimero nella quale ci fa comodo rifugiarci, può creare i presupposti affinché anche il nostro territorio possa consentire alle idee di fermentare, calamitando i giovani, diventando concreta opportunità di piena realizzazione della persona.

* presidente Acli Calabria aps

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