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Lo psicoterapeuta ed esperto di relazioni familiari, Gianni Trudu accende i riflettori su un fenomeno legato al mondo delle sette: i "gruppi distruttivi". Porta d’accesso anche al satanismo i “gruppi distruttivi”, spiega, ricercano i loro adepti tra persone emotivamente fragili o attraverso tecniche coercitive. Ecco come riconoscerli ed evitarli.
Il fenomeno dei “gruppi distruttivi” è poco conosciuto in Italia, eccetto fra gli studiosi, ricercatori e operatori istituzionalmente preposti al suo monitoraggio e contrasto. Non desta allarme sociale ma è un fenomeno che provoca gravi conseguenze alle persone coinvolte e le loro famiglie. È come un fiume carsico.
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Scorre sottoterra, ogni tanto emerge per poi inabissarsi nuovamente. Emerge quando se ne occupano le cronache per vicende anche drammatiche. In Italia, l’ultima vicenda nota risale alla scorsa primavera quando due anziani coniugi sono scomparsi tragicamente, in un piccolo centro dell’Appennino romagnolo. Secondo i media l’evento sarebbe riconducibile all’appartenenza dei coniugi ad una setta.
Nel nostro Paese il fenomeno è così diffuso e connotato da caratteristiche criminali che, ormai da anni, la Polizia di Stato ha costituito uno specifico gruppo di indagine denominato “ Squadra Anti Sette”. Nel mondo, l’evento più recente e di maggior rilievo per l’impatto mediatico avuto, si è registrato in Giappone quando, nel luglio di quest’anno, è stato ucciso l’ex primo ministro Shinzo Abe. L’uomo che gli ha sparato avrebbe voluto vendicare la rovina economica della propria madre ad opera di una setta pseudo-religiosa la cui diffusione, secondo l’assassino, sarebbe stata favorita dall’uomo politico. Consumati gli episodi eclatanti, il fenomeno torna nel cono d’ombra in cui tali gruppi privilegiano restare e operare.
Per contrastare il fenomeno, propedeuticamente invece, è necessario acquisire e sviluppare la massima conoscenza e consapevolezza. Innanzitutto, è indispensabile definire il gruppo distruttivo. Si tratta di un gruppo in cui un soggetto manipolatore intrattiene una relazione di potere con gli adepti, utilizzando una serie di strategie, in modo da asservirli al proprio volere, per conseguire i propri scopi.
Sono considerati gruppi distruttivi, ad esempio, le sette, i gruppi dediti al satanismo, quelli pseudo-religiosi e i gruppi sociali autoritari, come alcune formazioni politiche estremistiche, particolarmente violente. I gruppi distruttivi utilizzano delle trappole, psicologiche ed emotive, per sollecitare l’adesione dei potenziali adepti e garantirsi nel tempo la loro appartenenza.
Il manipolatore possiede peculiari caratteristiche personologiche. È sempre dotato di un particolare “carisma” inteso come ascendente o influenza generalizzata e indiscutibile sugli adepti. Questi ultimi presentano un profilo psicologico caratteristico, sensibile alle sollecitazioni del manipolatore. Particolarmente utile è la conoscenza degli indicatori di affiliazione, facilmente riconoscibili ad un attento esame. Il reclutamento avviene secondo una “procedura” tipica e particolare.
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Notevoli sono le strategie di comunicazione adottate per adescare gli adepti, che può arrivare fino ad un vero e proprio “bombardamento”, praticato di persona o attraverso internet. Infine, è importante conoscere i possibili interventi psicologici e psicoterapeutici praticabili per restituire libertà e dignità ai soggetti finiti nel buco nero dei gruppi distruttivi.
Molto illuminante è l’etimologia della parola setta. Rimanda al tagliare, separare, dividere e infine seguire. Quindi, racchiude in sé gli elementi distintivi delle fondamentali dinamiche che si consumano in tali gruppi: la distruzione delle relazioni significative di una persona, comprese quelle familiari, per attivare rapporti di totale asservimento al volere di un manipolatore, rendendo la vita un inferno in terra.
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