Avvenire di Calabria

Ma nell'alveo del centrosinistra c'è chi, come Pazzano, parla di «questione morale».

Helios, Falcomatà difende i suoi. Ma a sinistra c’è «agitazione»

Federico Minniti

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Parla di giustizia ad orologeria il Primo Cittadino di Reggio Calabria, Giuseppe Falcomatà, nel difendere l'operato dei suoi uomini coinvolti nell'operazione "Helios" della Procura reggina, coordinata dai pm Musolino e Ignazitto. «In relazione all’avviso di conclusione d’indagini notificato ad alcuni membri della giunta e della maggioranza consiliare, certo della loro buona fede e delle loro buone intenzioni, dopo averli ascoltati e conoscendo la loro storia personale e politica, auspico che al più presto possano dimostrare la loro innocenza da ipotesi di reato che appaiono infondate, per essersi interessati del bene di alcuni dipendenti Avr e delle sorti delle loro famiglie e della straordinaria esperienza di integrazione quale la Cooperativa Rom 95, purtroppo oggi in grande difficoltà».

Prosegue il sindaco: «Calunniosi e diffamanti sono gli accostamenti alla 'ndrangheta riportati da alcuni cronisti nel racconto della vicenda. A nessuno degli assessori e consiglieri indagati infatti è mosso alcun addebito di reato associativo. L’azione della mia amministrazione - ha aggiunto il sindaco - si è mossa sempre e solo per la tutela dei diritti dei cittadini, della legalità e del diritto al lavoro. In questa direzione va ad esempio, la scelta di pubblicizzare tutti i servizi, a partire da quello dell'igiene urbana, per una gestione sempre più trasparente ed efficiente del comparto dei servizi pubblici essenziali, strada che percorreremo fino in fondo».

Già nella giornata di ieri, in verità, si sono registrate alcune scosse telluriche nella maggioranza di Palazzo San Giorgio con alcuni - tra consiglieri e assessori di centrosinistra - che attendevano una presa di posizione diversa: uno degli scenari possibili, potrebbe essere l'addio ai gruppi consiliari coinvolti. Situazione tutta da verificare visto l'immediata azione da pontiere dell'entourage del sindaco.
 
Fuori dalla Casa Comunale, invece, arriva nettissima la presa di posizione del Movimento "La Strada" per bocca del suo leader, Saverio Pazzano. «A Reggio c’è una questione morale grande quanto tutta la città. È il più classico caso di “elefante nella stanza” che si fa finta di non vedere. I recenti fatti su AVR e politica cittadina sono soltanto l’ennesima conferma. Questo al di là di qualunque rilevanza penale. Anzi, paradossalmente, più dovesse in futuro emergere l’estraneità ai fatti più sarà chiaro quanto la politica reggina sia esposta a questi rischi per un peccato di fondo, suo e soltanto suo: l’immobilismo più assoluto davanti ad un sistema marcio e stramarcio. Un sistema in cui non il servizio ma l’esercizio del potere avviene nella quasi completa arbitrarietà, in cui il politico -che lo faccia a fin di bene o per ritorno personale- è l’unico tramite fra la cittadinanza e i diritti. Manca l’acqua in casa? Chiama l’assessore, è così attento… La strada non è illuminata? Telefona al consigliere, è così presente…».

Pazzano, poi, fa un passaggio anche sul caso-Rom1995: «La questione della Coop Rom 95 è lunga e complessa e se qualche assessore si è trovato a dover risolvere personalmente la questione dei dipendenti  è perché l’amministrazione Falcomatà -e non il mio meccanico- ha deciso di proseguire con la gestione di AVR anche per la raccolta ingombranti, servizio che la Coop 95 gestiva in modo eccellente. Cosa succederà alla scadenza del contratto tra AVR e Comune? In che modo passeranno servizi e personale a Castore? Dove il piano industriale? Certo, il principio di umanità è l’ennesimo scudo mediatico per non rispondere a domande decisive per Reggio. Ci siamo abituati».

«Le vicende personali degli amministratori coinvolti non devono far dimenticare che c’è tutto un resto d’indagine che non tocca loro, ma che tocca le altre centinaia di migliaia di abitanti di questa città, fuorisede compresi: questa è la città nella quale nessun amministratore pubblico, men che meno il Sindaco, ha sentito la necessità di dire una parola dell’inchiesta sul cimitero di Modena. Questa è la città nella quale nessun amministratore pubblico, men che meno il Sindaco, ha sentito il dovere di dire una parola su tutto il resto dell’indagine AVR: la possibile permeabilità delle aziende a interessi criminali», conclude Pazzano.

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