Avvenire di Calabria

Pasquale Casile presenta l’Anffas (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità), di cui è presidente per la sezione di Reggio Calabria

I genitori: «Ogni persona con disabilità è nostro figlio»

Ecco la rubrica #essereVolontari, a cura del Csv dei Due Mari

Tatiana Muraca

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«Siamo un gruppo di genitori che nel 1992 abbiamo dato vita all’associazione locale, legata a quella nazionale», così Pasquale Casile presenta l’Anffas (Associazione nazionale famiglie di persone con disabilità), di cui è presidente per la sezione di Reggio Calabria. L’associazione nazionale nasce nel dopoguerra, quando le persone con disabilità vivevano in una condizione di completa emarginazione sociale. «Oggi – continua a dire Pasquale Casile – ci prendiamo cura di loro a 360 gradi: dalla scuola, al sociale, alla famiglia, al lavoro. Abbiamo a nostra disposizione volontari, medici e avvocati. Cerchiamo di agire in ogni modo possibile per contrastare qualsiasi forma di emarginazione». Non per niente, nei locali a disposizione dell’Anffas reggina sono stati predisposti dei laboratori dove i ragazzi si dilettano in lavoretti artigianali, usando anche il computer.

«Abbiamo educatori molto preparati e questo è essenziale – aggiunge Pasquale Casile – perché se i ragazzi sono supportati bene, esprimono tutta la loro voglia nel fare le cose». Tutt’ora, fanno parte dell’Anffas circa una ventina di persone, senza limiti di età, e più di 35 soci. «Alcuni non hanno la possibilità di uscire di casa, così noi andiamo da loro settimanalmente, supportati da una psicologa, per dare conforto, venendo incontro anche alle esigenze delle famiglie. Inoltre, in sede facciamo musicoterapia: abbiamo scoperto che il suono stimola e motiva le persone con disabilità», sempre parole di Pasquale Casile. Nel corso degli anni, l’Anffas reggina ha cambiato diverse sedi, ma ora si attende l’attestazione definitiva da parte del Comune di un bene confiscato alla mafia. Molte iniziative, a causa dei locali ridotti e consecutivamente anche alla pandemia, sono state rinviate: si ricorda “Magia con la lana”, un progetto tramite cui i ragazzi avevano a che fare con i telai. E ancora, «da giugno abbiamo riaperto con “Mare e monti”, l’unico progetto in quel momento fattibile – spiega Pasquale Casile - Abbiamo portato i ragazzi a mare, all’interno di un lido attrezzato che li poteva accogliere. Per alcuni di loro, è stata la prima volta. Quest’anno lo riproporremo. Una nostra volontaria, inoltre, aveva messo a disposizione il suo maneggio, così da poter far divertire all’aria tutti all’aria aperta». Un’ulteriore progetto messo in campo dall’Anfass, anche con il supporto del nazionale, è quello intitolato “Idee in vetrina”: i ragazzi creano dei lavoretti in maniera artigianale, che poi vengono esposti e messi in vendita sul sito dell’Anffas. «In questo momento siamo un po’ frenati dalla pandemia – continua a dirci Pasquale Casile – Spesso ci rechiamo anche presso alcuni supermercati locali, allestendo dei veri e propri mercatini con le creazioni dei nostri ragazzi, promuovendo l’associazione e sensibilizzando al tema della disabilità. Adesso non è facile, ma stiamo facendo ciò che possiamo».
E di sensibilizzazione Pasquale Casile ne sa e come: padre di un ragazzo con disabilità grave, può testimoniare la felicità che persone come suo figlio provano nel sentirsi utili, nel far parte di una dimensione, anche piccola, come quella dei lavoretti artigianali. «A livello sociale, purtroppo – aggiunge Casile - siamo ultimi in Italia come spesa pro-capite per il settore. Ora è tutto fermo, ma stiamo portando avanti diverse denunce. Il nostro motto è: “Ogni persona con disabilità è nostro figlio”, per cui come associazione raccogliamo questi ragazzi, insieme alle loro famiglie, in attesa che la legislazione italiana faccia di più. In Calabria, ad esempio, nonostante siano stati previsti dei fondi, non è stato ancora portato avanti nessun progetto. Chiediamo di applicare le leggi», afferma Pasquale Casile, che ricorda tante altre iniziative portate avanti negli anni dall’associazione: dalla partnership con Telethon, a tornei di giochi da tavolo. «Il Covid ha colpito maggiormente le persone con disabilità – conclude - I centri sono rimasti chiusi per molto tempo, e molte visite ancora oggi non sono consentite. Noi, sin dal primo lockdwon ci siamo attrezzati tramite i nuovi strumenti tecnologi, per fare sentire a tutti la nostra vicinanza: se loro si sentono accolti, rispondono anche meglio ai trattamenti e diventa facile comunicare. Per adesso, attendiamo fiduciosi la fine di questo periodo e abbiamo anche predisposto degli elenchi da inviare all’Asp per chiunque, persone con disabilità e familiari a loro vicini, voglia sottoporsi al vaccino anti-Covid». Il figlio di Pasquale Casile ha già ricevuto la prima dose, e dal suo esempio, si spera che possa nascere qualcosa di più forte e bello.

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