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Il Parco Nazionale dell’Aspromonte, riconosciuto Geoparco Unesco, è un territorio ricco di fascino e biodiversità. Tra pinnacoli rocciosi e leggende millenarie, la valle delle Grandi Pietre svela una geologia antica e un patrimonio culturale di inestimabile valore.
Il Parco Nazionale dell’Aspromonte è un unicum a livello mondiale per la sua formazione geologica e per il patrimonio storico e culturale che conserva. A certificare il suo valore è l’Unesco – Organizzazione delle Nazioni Unite per l’Educazione, la Scienza e la Cultura, che nel 2021 ha inserito l’Aspromonte nella rete mondiale dei Geoparchi.
Il riconoscimento è stato conferito per l’evoluzione geodinamica e sismotettonica del massiccio, risalente a oltre 500 milioni di anni fa e ancora in atto. Il territorio aspromontano, un tempo parte della catena alpina, si è separato da Spagna, Italia nord-orientale, Sardegna e Corsica durante due cicli orogenici, per poi raggiungere l’attuale posizione nella Calabria citeriore.
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L’Aspromonte è quindi riconosciuto come Geoparco per il suo patrimonio geologico di valore scientifico, estetico ed educativo, frutto di processi naturali rari e affascinanti.
All’interno del Parco si trovano siti di interesse archeologico, storico, naturalistico e culturale. Circa 1.500 specie animali e vegetali convivono in un ambiente modellato da montagne, altopiani, terrazze marine e fiumare, i corsi d’acqua tipici della regione. Le acque, nel corso del tempo, hanno scolpito le rocce, creando passaggi spettacolari e cascate scenografiche.
In questo contesto si inserisce la celebre valle delle Grandi Pietre, un’area che si estende tra San Luca, Natile Vecchio, Canolo e Samo, caratterizzata da pinnacoli, torri e pareti calcaree di aspetto “dolomitico”, modellate da secoli di erosione e agenti atmosferici.
Tra queste imponenti formazioni, la più nota è Pietra Cappa, il monolite più alto d’Europa. Il suo nome deriverebbe dall’appellativo medievale “Gauca”, ovvero “pietra vuota”, alludendo alle grotte presenti nell’area, un tempo frequentate dai monaci basiliani.
Attorno a Pietra Cappa ruotano numerose leggende popolari. Una delle più note narra che Gesù, in cammino con i suoi discepoli, chiese loro di raccogliere dei massi per fare penitenza. Pietro, scegliendo solo un piccolo ciottolo, fu testimone della trasformazione dei massi in pagnotte fumanti. Lasciato quel sasso, Gesù lo sfiorò, facendolo lievitare fino a diventare il gigantesco monolita.
Un’altra leggenda racconta che proprio lì avesse sede la Decima Legione Fretense, la stessa in cui militava il legionario che trafisse il costato di Gesù. Altre versioni tramandano che Pietra Cappa fosse il punto di partenza dei monaci fondatori dell’Ordine di Sion, ai quali sarebbe stata rivelata la presenza del Sacro Graal.
Accanto a Pietra Cappa si trovano le Rocce di San Pietro, grotte scavate nella roccia dai monaci basiliani giunti in Calabria nell’alto medioevo. In questi asceteri, luoghi solitari scelti per la contemplazione e il lavoro secondo la Regola di san Basilio, i religiosi conducevano una vita di preghiera lontana dalle tentazioni del mondo.
Il paesaggio aspromontano conserva ancora oggi le tracce di questa spiritualità rupestre, che ha profondamente segnato l’identità culturale del territorio.
Spingendosi verso Roghudi, si incontrano altre due imponenti e curiose formazioni: la Rocca del Drago, roccia calcarea che ricorda una gigantesca faccia dagli occhi sporgenti, e le Caldaie del Latte, così chiamate per la somiglianza con delle pentole, dove – secondo la leggenda – il drago custodiva il proprio nutrimento.
La valle delle Grandi Pietre si completa con altre formazioni spettacolari: Pietra Tonda, Pietra Lunga, Pietra Stranghiolo, Pietra di Febo e Pietra Castello, elementi che arricchiscono ulteriormente la singolare identità geologica dell’Aspromonte.
Un viaggio nella valle delle Grandi Pietre è quindi molto più di un’escursione: è un’immersione nella storia della Terra, tra fede, natura e leggenda, in uno dei luoghi più suggestivi dell’intero Mediterraneo.
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