Avvenire di Calabria

Concluse le giornate di formazione presso l’Issr Vincenzo Zoccali di Reggio Calabria

Il dialogo fecondo costruisce ponti

Oltre 120 partecipanti hanno riflettuto sul tema «Le religioni per la pace nello spirito di Assisi»

Anna Maria Fotia

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«Le religioni per la pace nello spirito di Assisi. Misericordia e verità s’incontreranno, giustizia e pace si baceranno». Questo il tema della settimana teologica promossa dall’Istituto di Scienze Religiose di Reggio Calabria che si è tenuta dal 5 all’8 luglio presso l’Aula Magna “Monsignor Domenico Farias”. La Settimana ha preso le mosse dal desiderio – formulato da papa Francesco durante l’incontro interreligioso di Assisi del 2016 – il quale ricorda che «uomini e donne di religioni differenti, ovunque si riuniscano e creino concordia… per essere costruttori della pace voluta da Dio e dall’umanità». A tal proposito, il direttore dell’Issr (Istituto di scienze Religiose), padre Pasquale Triulcio, rivolgendo i saluti ai convenuti ha ricordato lo «Spirito di Assisi» promosso da San Giovanni Paolo II e ha rimarcato come per papa Francesco la “Parola” «apre la strada sia nella società che nella Chiesa».

Esperienza comune a don Milani e già portata avanti dal pontefice Benedetto XVI impegnato costantemente nel dialogo interreligioso. L’arcivescovo, Giuseppe Fiorini Morosini, introducendo i lavori ha sottolineato che «San Francesco di Paola, prima della scelta eremitica, per un anno era stato francescano, quindi si può crescere e camminare a tappe nella vita di fede». «Inoltre il versetto del Salmo a sottotitolo della settimana teologica, richiama l’attenzione alla fedeltà e alla verità – sottolinea Morosini». «I rapporti equilibrati – continua il presule – sono basati sul sacrificio di se stessi, infatti la penitenza è una dimensione necessaria per entrare in dialogo, per ricercare la verità rinunciando a pretese e arroganze e per promuovere condivisione e di amore». Diversi i temi affrontati dai relatori e introdotti di volta in volta dai moderatori don Pietro Sergi, don Simone Gatto, dal diacono Enzo Petrolino, dalla professoressa Mariangela Monaca, dal professore Marco Dal Corso e dal professore Daniele Fortuna, i quali hanno anche moderato il vivace dibattito assembleare degli oltre 120 partecipanti divisi tra studenti dell’Issr, insegnanti di religione, laici appartenenti ad associazioni ecumeniche e rappresentanti di altre religioni. A conclusione dei lavori svolti, il professor Dal Corso ha brillantemente esposto una sintesi dei giorni vissuti all’insegna del dialogo interreligioso e dell’approfondimento interculturale. «Ci siamo confrontati con un Magistero di pace – dice dal Corso – ancora da rinnovare, la pace infatti, è preludio a una teologia contestuale di vita».

Non sono mancati i riferimenti al fenomeno dell’immigrazione, «una realtà – continua Dal Corso – che diventa sfida aprendo alla stranierità e al pluralismo». Occorre, allora, tornare alle radici della fede con lo sguardo verso Gerusalemme, lì dove abita la storia del Messia, generatore di pace; bisogna accogliere il dialogo ecumenico e comprendere come alla radice della violenza ci sia l’incapacità di «accettare la diversità». Una Settimana teologica che ha offerto la possibilità di rileggere in modo diverso la storia sacra, ripartendo dalle origini fino al tempo presente, portando alla luce la memoria storica del popolo d’Israele e quindi del popolo di Dio, dell’unico Dio. Allora si che si possono cogliere segni di apertura in tre parole: “identità”, “cittadinanza”, “laicità”. Nell’ identità di ogni uomo bisogna porre rispetto; nella cittadinanza occorre riscoprire la diversità; nella laicità aprirsi al nuovo e accogliere con gioia. Si deve crescere in un dialogo di pace – hanno più volte sottolineato i relatori – sia a livello ecclesiale sia a livello politico e culturale. Ognuno è invitato dalla propria fede a cercare negli altri il bene che Dio semina e a farlo fruttificare. Per poter eseguire questo compito servono concentrazione, contemplazione (capacità di sguardo), solidarietà.

Tutte attitudini che si conquistano con una preghiera intensa e una vita disciplinata. Un atteggiamento preliminare di rispetto per l’altro e di fiducia basata sulla convinzione della sua sincerità e buona fede. Il dialogo è un “dare” e “ricevere”: è necessario che coloro che dialogano ritengano che nelle posizioni dell’altro ci siano verità e valori su cui ci si possa confrontare, ecco perché la disponibilità a mettersi in questione, a rivedere le proprie opinioni è di fondamentale importanza. «Coloro che dialogano siano saldi nelle loro convinzioni e le espongano nella loro integrità, senza falsi ecumenismi». Il dialogo interreligioso non ha come scopo la nascita di una religione unica e universale, una forma di sincretismo che mescoli insieme tutte le tradizioni storiche, che in qualche modo annulli le diversità. Rinunciare alla propria identità religiosa non aiuta a fare passi avanti nel dialogo, quindi bisogna accrescere la consapevolezza della propria identità e consentire una qualsiasi forma di dialogo. Si chiudono i giorni di riflessione con il desiderio di costruire quel terreno che renda possibile l’incontro tra uomini, perché ciò che li accomuna è la ricerca incessante della verità.

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