Avvenire di Calabria

Il fuoco, da fratello a nemico

Papa Francesco richiama nell'enciclica sul creato: la logica delle piccole cose, dei piccoli passi, a partire proprio dal nostro giardino di casa.

Enzo Gabrieli *

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Fratello fuoco, cantato da Francesco d’Assisi “bello, robusto, giocondo e forte”, in mano a criminali si sta rivelando un nemico dell’uomo. Si parla di strategie, di mafia, di scarsa sensibilità nei confronti del creato e dell’ambiente, di poca prevenzione, ma intanto la Calabria brucia, vittima della follia di alcuni suoi figli. Il fuoco, come ogni elemento della natura (acqua e ghiaccio, terra e monti) è in se buono, perché uscito dalle mani di Dio creatore. È terribile l’uso che l’uomo ne fa trasformandolo in un’arma di morte; il progetto di male lo fa diventare da fratello a distruttore. Gli incendi che stanno devastando la Calabria e il Sud in generale sono per la maggior parte dolosi e alcune volte colposi, rarissima l’autocombustione. Non è credibile né possibile pensare che contemporaneamente decine di roghi si accendano casualmente, allo stesso orario, in posti diversi.

La macchina dello Stato non regge, soprattutto al Sud, dove i soccorsi sono spesso attesi senza far nulla, con rassegnazione! Tante volte manca non solo la cultura della prevenzione ma anche quella della partecipazione alla custodia di quel giardino che il creatore ci ha affidato. Da una parte l’accusa contro la macchina dello Stato, dall’altra il completo disinteresse pensando che il bene pubblico, la casa comune, sono altri che devono custodirlo, altri ancora devono provvedere. Non basta fermare i piromani. Bisogna cominciare dal proprio orticello, dalla pulizia del proprio fondo; tante volte basterebbero quelle piccole azioni preventive insegnate in famiglia per scoraggiare o impedire che il fuoco divampi.

Papa Francesco richiama, infatti, nell’enciclica sul creato: la logica delle piccole cose, dei piccoli passi, a partire proprio dal nostro giardino di casa. Il male si vince con il bene e con l’impegno di tutti… Anche quando sembra divampare come un grande incendio, l’uomo con una goccia d’amore può vincerlo.

C’è poi il compito delle istituzioni nel profondo Sud; urge programmare meglio la custodia del territorio, guardando lontano, ritornando alla logica della periferia e non del centralismo; basta pensare che nelle emergenze conta molto il fattore “tempo” e non solo quello “forza”. A volte un piccolo argine riesce a deviare un grosso corso d’acqua. In questa lotta impari, contro mani criminali, c’è ancora la speranza di chi si sacrifica per lavoro, come Vigili del fuoco e Protezione civile, forestali ed istituzioni, ma c’è anche chi lo fa con gratuità e passione; penso al mondo del volontariato, è un valore aggiunto nelle emergenze in quest’Italia, soprattutto in questo Sud, che soffre per tante emergenze di cui è vittima ma anche madre generatrice.


* direttore di Parola di Vita, Settimanale diocesano di Cosenza-Bisignano

@agensir

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