«Il compito del magistrato è quello di decidere. Orbene, decidere è scegliere e, a volte, tra numerose cose o strade o soluzioni. E scegliere è una delle cose più difficili che l’uomo sia chiamato a fare. Ed è proprio in questo scegliere per decidere, decidere per ordinare, che il magistrato credente può trovare un rapporto con Dio. Un rapporto diretto, perché il rendere giustizia è realizzazione di sé, è preghiera, è dedizione di sé a Dio. Un rapporto indiretto per il tramite dell’amore verso la persona giudicata». Rosario Livatino pronunciava queste parole il 30 aprile 1986 intervenendo a Canicattì alla conferenza su “Fede e diritto”.
Domenica 9 maggio, Livatino, il “piccolo giudice”, è stato dichiarato beato, tra i tanti magistrati assassinati dalla mafia, perché proprio lui? Tra tante motivazioni, perché descrisse il fare giustizia come atto di dedizione di sé a Dio, lui non “fa” il giudice ma “è” giudice, per vocazione assegnatagli da Dio. Toni Mira ha scritto un ricordo eccezionale del Giudice, per offrire la possibilità di un incontro faccia a faccia con un personaggio che è un altissimo esempio di valore civile e che scuote le coscienze di tutti noi ben più di quanto farebbe un “santo da immaginetta".