Avvenire di Calabria

Poche le notizie precise sulla vita di questo santo originario di un paese della Spagna, morto martire sotto l'imperatore Valeriano

Il martirio di San Lorenzo e la notte delle stelle cadenti

Redazione Web

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«San Lorenzo, io lo so perché tanto / di stelle per l'aria tranquilla / arde e cade, perché si gran pianto / nel concavo cielo sfavilla...». È un passo della celebre poesia di Giovanni Pascoli che attribuisce alle stelle cadenti della notte di San Lorenzo, una visione di lacrime celesti. Già perchè oggi intorno ai falò insieme ai desideri da esprimere si ricorda il martirio del santo patrono dei diaconi, dei cuochi e dei pompieri, solo per citarne alcuni. Poche le notizie precise sulla vita di questo santo, morto martire sotto l'imperatore Valeriano.

Di lui la storia racconta che era nato ad Osca vicino i Pireni, in Spagna. Ancora studente arrivò a Saragozza dove incontrò il futuro papa Sisto II. Entrambi si ritrovarono a Roma qualche tempo dopo e «quando il 30 agosto 257 Sisto fu eletto vescovo di Roma, affidò a Lorenzo il compito di arcidiacono». Nell'agosto del 258 l'imperatore Valeriano aveva emanato un editto, secondo il quale tutti i vescovi, i presbiteri e i diaconi dovevano essere messi a morte. Prima venne ucciso papa Sisto II e poi qualche giorno dopo San Lorenzo. Quest’ultimo viene raffigurato con una graticola, il modo in cui secondo alcuni venne torturato e messo a morte. Da qui l’associazione con le stelle cadenti di questa notte, quando la Terra viene attraversa dalle Perseidi

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