Avvenire di Calabria

Si è svolta oggi la prima udienza del Pontefice in Aula Paolo Vi dopo il lockdown. La figura di Elia è al centro del discorso, attualizzata in chiave moderna

Il Papa all’udienza: «La vita non è una cavalcata di vittorie»

Michela Nicolais

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«I credenti agiscono nel mondo dopo aver prima taciuto e pregato; altrimenti la loro azione è impulsiva, è priva di discernimento, è un correre affannoso senza meta. E quando i credenti fanno così, ci sono sempre ingiustizie: perché non sono andati prima a pregare, a chiedere al Signore cosa dovevano fare». Con queste parole il Papa ha attualizzato la figura di Elia, al centro dell’udienza di oggi, la prima svoltasi in Aula Paolo VI dopo il lockdown. «Quanto bisogno abbiamo noi di credenti, di cristiani zelanti», che a persone che hanno «responsabilità dirigenziali» abbiano «il coraggio di dire: ‘Questo non va fatto, questo è un assassinio!’», ha esclamato Francesco, secondo il quale «avremmo bisogno di persone come Elia», che «ci mostra che non deve esistere dicotomia nella vita di chi prega: non c’è differenza, si sta davanti al Signore e si va incontro anche ai fratelli a cui lui ci invia».
«Nell’animo di chi prega, il senso della propria debolezza è più prezioso dei momenti di esaltazione, quando pare che la vita sia una cavalcata di vittorie e di successi», spiega il Papa tracciando l’identikit di «uno dei personaggi più avvincenti di tutta la Sacra Scrittura», che «compare all’improvviso, è un uomo senza un’origine precisa, e soprattutto senza una fine, ma rapito in cielo: per questo era attesa prima dell’avvento del Messia, come un precursore. La preghiera è la linfa che alimenta continuamente la sua esistenza», il commento di Francesco a proposito di questo «uomo dalla fede cristallina, integerrimo, incapace di compromessi meschini», che «è l’esempio di tutte le persone di fede che conoscono tentazioni e sofferenze, ma non vengono meno all’ideale per cui sono nate. Nella preghiera succede sempre questo», spiega a braccio: ci sono «momenti di preghiera di esaltazione, anche di entusiasmo, e momenti di preghiera, di dolore, di aridità, di prove. La preghiera è così. Lasciarsi portare da Dio, e lasciarsi anche bastonare da situazioni e a volte anche dalle tentazioni», l’invito di Francesco: «Questa che la preghiera è così è una realtà che si ritrova in tante altre vocazioni bibliche. Anche nel Nuovo Testamento: pensiamo ad esempio a San Pietro e a San Paolo, la loro vita era così, momenti di esaltazione e momenti di abbassamento, di sofferenza».
«In qualche sera possiamo sentirci inutili e soli. È allora che la preghiera verrà e busserà alla porta del nostro cuore», sostiene il Papa. «Un lembo del mantello di Elia lo possiamo raccogliere tutti noi, come lui ha raccolto la metà del mantello il suo discepolo Eliseo», garantisce Francesco: «E anche se avessimo sbagliato qualcosa, o ci sentissimo minacciati e impauriti, tornando davanti Dio con la preghiera, ritorneranno come per miracolo anche la serenità e la pace. Questo è quello che ci insegna l’esempio di Elia», che «è cresciuto nella preghiera, l’ha raffinata poco per volta. Il volto di Dio è diventato per lui più nitido durante il cammino. Fino a raggiungere il suo culmine in quell’esperienza straordinaria, quando Dio si manifesta a Elia sul monte», racconta il Papa, facendo notare che Dio «si manifesta non nella tempesta impetuosa, non nel terremoto o nel fuoco divorante, ma nel mormorio di un vento leggero. O meglio: in un filo di silenzio sonoro, così si manifesta Dio a Elia. È con questo segno umile che Dio comunica con Elia, che in quel momento è un profeta fuggiasco che ha smarrito la pace. Dio viene incontro a un uomo stanco, un uomo che pensava di aver fallito su tutti i fronti, e con quella brezza gentile, con quel filo di silenzio sonoro, fa tornare nel suo cuore la calma e la pace. Questa è la vicenda di Elia, ma sembra scritta per tutti noi».

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