Avvenire di Calabria

Franco Bettoni: «La pandemia ci insegna anche che bisogna investire in prevenzione per eliminare gli infortuni»

Il presidente Inail: «Così garantiamo salute e operatività»

Redazione Web

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«In questo momento storico, ciò che farà la differenza sarà l’agire uniti e con pieno confronto da parte di tutti gli attori del sistema. Occorrerà spendere le migliori energie per evitare il conflitto tra l’inderogabile diritto alla salute di lavoratrici e lavoratori e la necessità di assicurare la piena operatività delle imprese in un Paese nel quale il sistema economico è stato messo a dura prova». Una buona ripartenza del sistema economico e produttivo nazionale, dopo la lunga interruzione causata dal coronavirus, dipenderà, per buona parte, dall’atteggiamento responsabile di lavoratori e imprenditori, secondo il presidente dell’Inail, Franco Bettoni.

Come si è mosso l’Istituto per garantire la sicurezza alla ripresa delle attività produttive?
Nel piano di graduale riapertura del governo, da questa settimana sono riprese le attività di alcuni settori produttivi a minor rischio contagio, tra cui il manifatturiero e l’edilizia, ma non dimentichiamo che dal primo giorno dell’emergenza non si sono mai fermate le attività relative ai servizi essenziali, quali ad esempio quelle dei supermercati, dei trasporti, dei servizi postali, sicuramente a maggior rischio. Questi settori hanno potuto proseguire le attività grazie all’adozione di precise misure di prevenzione, che sono state da subito individuate anche grazie al contributo tecnico che ha dato Inail, che partecipa ai lavori del Comitato tecnico scientifico presso la Protezione civile. In particolare, l’Istituto ha contribuito a fornire indicazioni per il Protocollo di regolamentazione delle misure per il contenimento della diffusione del virus negli ambienti di lavoro stipulato il 14 marzo dalle parti sociali su invito del Presidente del Consiglio.

Qual è stato il bilancio della fase 1?
Il Protocollo ha consentito nella fase 1 la prosecuzione in sicurezza delle attività del 48,7% delle aziende italiane, ovvero quelle le cui attività non sono state sospese. Secondo i dati Istat circa 2,2 milioni di aziende. Questo protocollo, aggiornato il 24 aprile, insieme agli altri diversi protocolli di settore nel frattempo stipulati, ha rappresentato la base per la nuova ripartenza.

Quali sono i settori più delicati da monitorare oggi?
Sicuramente quello dei trasporti pubblici, con test e prove di distanziamento fisico, nuove misure organizzative e di prevenzione, sanificazione e igienizzazione. In relazione a questo settore, Inail in collaborazione con l’Istituto Superiore di Sanità ha elaborato uno specifico documento tecnico, che contiene un’ipotesi di rimodulazione delle misure contenitive per tutelare la sicurezza di milioni di persone che si muoveranno su treni, metro, bus e tram, per raggiungere i luoghi di lavoro, con l’emergenza sanitaria ancora in corso. Al di là di quanto raccomandato da documenti tecnici e linee guida, ritengo che sia fondamentale l’applicazione dei protocolli di intesa sottoscritti tra le parti sociali, il governo e i ministri competenti in relazione ai diversi settori. Gli elementi–chiave riguardano le modalità di ingresso in azienda, l’accesso dei fornitori esterni, pulizia e sanificazione, precauzioni igieniche personali, dispositivi di protezione individuale, gestione degli spazi comuni, turnazione aziendale, entrata e uscita dei dipendenti, eventi interni e riunioni, gestione di una persona sintomatica, sorveglianza sanitaria in azienda.

Chi verificherà l’applicazione delle norme?
Nell’attuazione delle procedure e delle linee guida contenute nei protocolli, sarà fondamentale il ruolo della cosiddetta prevenzione partecipata. È essenziale il coinvolgimento di tutte le figure della prevenzione aziendale: i medici competenti, i responsabili dei servizi di prevenzione e protezione e i rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza. Il ruolo più importante, in ogni caso, lo svolgeranno alla fine gli stessi imprenditori e i lavoratori.

Dopo tante settimane di chiusura, come scongiurare la ripresa del fenomeno degli infortuni sul lavoro, magari per la voglia di recuperare il tempo perduto?
Proprio la lezione che ci viene dalla pandemia ci insegna che investire in prevenzione non è un costo, ma un investimento che tocca anche la produttività delle imprese. È una sfida in cui l’Inail è impegnato da anni con attività di sostegno economico alle imprese per investimenti per il miglioramento della salute e sicurezza, con contributi a fondo perduto per 2,4 miliardi di euro negli ultimi dieci anni. Si è fatto molto per contrastare gli incidenti sul lavoro e le malattie professionali, ma si deve fare ancora di più. Questo momento potrà innescare utili stimoli per ripartire con una grande alleanza tra istituzioni, parti sociali, tessuto produttivo e lavoratori. La nuova ripartenza potrà essere l’occasione per costruire già in fase di progettazione ambienti di lavoro e processi produttivi in cui possano convivere senza conflitto i migliori standard di sicurezza con la garanzia dei più alti livelli di redditività aziendale.

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