
Una firma che vale carità speranza e accoglienza
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Due anni e mezzo senza Garante per l’infanzia e l’adolescenza in Calabria. Nominato il 22 ottobre dal presidente del Consiglio regionale Mancuso, Antonio Marziale è tornato a Palazzo Campanello ricominciando da dove aveva lasciato. Tra le prime tappe di questo suo secondo mandato, c’è anche la redazione di Avvenire di Calabria.
Il primo impegno del Garante per l'Infanzia e l'adolescenza Antonio Marziale al suo ritorno a Palazzo Campanella: «la richiesta perché si riveda l’attuale legge regionale », prevedendo una proroga del Garante uscente fino a nomina del nuovo, come avviene in altre Regioni, proprio per evitare lunghi vuoti come quello registrato in Calabria.
Con lo spirito di servizio che ha già contraddistinto il mio primo mandato, perché il Garante è un servo dei bisogni dei bambini. È cerniera tra le esigenze dei bambini e le istituzioni che devono dare risposte.
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Tutto. I servizi per i bambini sono carenti. Guardiamo ad esempio ai minori con disturbi neuropsichiatrici o psicosociali. Non hanno strutture pubbliche dove potersi appoggiare. In Calabria manca ancora un reparto pubblico di neuropsichiatria infantile. C’è tanta povertà, non solo economica, ma educativa. Come ho sempre detto: la Calabria è una regione da costruire. Chi parla di «ricostruire» fa solo demagogia.
Garante o non garante è quello che che già appartiene alla mia quotidianità: lavorare perché maturi la coscienza secondo cui tutti gli adulti sono garanti dei bambini. Il Garante dei minori non è un eroe che affronta da solo i problemi. È un garante istituzionale tra i garanti naturali che sono genitori, educatori, insegnanti, adulti di prossimità. La figura del Garante di per sé è una vergogna, in quanto specchio dell’incapacità degli adulti di rispettare i bambini.
Fin quando ci sarà un garante che garantisce per gli adulti non avremo risolto i problemi. Ecco perché da Garante mi sforzerò a che la cultura della tutela del minore si diffonda e attecchisca su tutto il territorio calabrese.
Se oggi sono Garante e quel che sono è perché la scuola mi ha istruito, i genitori mi hanno responsabilmente accudito e protetto, mentre la Chiesa per me è stata l’impalcatura. Il mio percorso in Azione cattolica, da giovane e poi educatore, e nella Gioventù francescana ha contribuito ha contribuito a costruire la mia coscienza sociale. Ecco perché ritengo che la Chiesa abbia, oggi, il grande compito di ritrovare il suo ruolo socializzante, a inventarsi nuovi modelli di aggregazione, ad aprirsi al territorio come già fa nonostante mille difficoltà. Personalmente sono pronto a collaborare per questo.
L’ho sempre fatto anche quando non ero Garante. Da presidente dell’Osservatorio sui diritti dei minori ho ottenuto le leggi su Tv e minori e Internet e minori. Ho lavorato sull’impalcatura di altre leggi, sono stato consulente di commissioni parlamentari d’inchiesta, come quella sul “Forteto”.
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Cosa sarà chiamato a fare il governo nazionale per i bambini? Beh, lo ha detto Ignazio La Russa appena eletto presidente del Senato: una società dove il minore è maltrattato, abusato, dove i diritti dei minori sono flebili, non è una società compiuta né democraticamente né civilmente. Se lo ha detto la seconda più alta carica dello Stato, espressione dell’attuale maggioranza, c’è da sperare che la sensibilità sia diversa dal mancato ascolto registrato fino ad oggi, nonostante i proclami.
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