Era nudo, l’uomo, quando uscì dalle mani di Dio. Era nudo della bellezza che Egli aveva infuso, della somiglianza con Lui, dell’immagine di Dio donata all’uomo. Era nudo della verità scritta nel suo corpo e nel suo cuore, che l’uomo riuscì a leggere fino a quando, paradossalmente, non pretese di mangiare dell’albero del bene e del male, di essere egli stesso l’artefice della verità. Così, con il peccato, l’uomo divenne nudo di una nudità che offende: la nudità dei corpi esposti come bene di consumo, delle donne violate e sfruttate sessualmente, dei bambini abusati e commerciati; la nudità dei fratelli – anche piccoli – sterminati in Siria dal gas nervino o fatti esplodere dalle bombe nelle guerre e negli attacchi di terrore; la nudità dei corpi dei migranti raccolti vivi o morti dai barconi e spesso ammucchiati dinanzi a confini geografici trasformati in barriere e muri insormontabili; la nudità dei feriti e della vittime di catastrofi generate dalle violente manipolazione dell’uomo sulla natura; la nudità di chi viene spogliato dai propri beni, dal proprio lavoro, dalla possibilità di assicurare un’esistenza dignitosa a sé e alla propria famiglia…
Una nudità che offende, ferisce e dovrebbe suscitare in noi solo vergogna: che, invece di mostrare la bellezza dell’uomo, testimonia l’orrore di chi calpesta la dignità del fratello. Anche Gesù è venuto nudo al mondo. E anche Gesù, sulla Croce, si fa denudare: accetta una nudità che offende e ferisce, carica delle vergogna del peccato di chi condanna ingiustamente, di chi uccide la libertà, di chi calpesta la verità. «Ecco l’Uomo!». Lui, che è Dio, si fa nudo per mostrare l’immagine dell’uomo scritta in ogni corpo violato, ucciso, impoverito, venduto e sfruttato… Lui, «il più bello tra i figli dell’uomo», si fa nudo per farci comprendere fino a che orrore siamo capaci di arrivare quando non riconosciamo questa immagine. Gesù, sulla Croce, riveste la nudità vergognosa e la porta con sé verso la Risurrezione, restituendo Vita e dignità. Quante volte anche voi, carissimi militari, soccorrete la nudità umana, cercando di difenderla, di proteggerla, di eliminarla. Vi voglio guardare così, in questa Pasqua: come strumenti preziosi, come mani pietose che, in modi diversi, si chinano sulle nudità umane per rivestirle.
Per questo, vi voglio ringraziare e incoraggiare! A volte, lo so, vi sembra troppo poco quanto riuscite a fare per arginare questa umana vergogna; a volte prevale il senso di fallimento, di inadeguatezza o la stanchezza vi vince… Ma ogni vostro gesto, non dimenticatelo, è fatto come Gesù, con Gesù e per Gesù: è un gesto “pasquale”, perché restituisce vita e dignità, perché riconosce, e quasi “riscrive”, quell’immagine di Dio che nessuna violazione, nessun orrore, nessuna nudità potrà cancellare dall’uomo e che riveste la vergogna della Croce con la bellezza della Risurrezione. Di cuore, Buona Pasqua. Santo Marcianò
Giovanni da Capestrano è il patrono dei Cappellani militari di tutto il mondo. La sua figura è centrale non solo le per la storia d’Europa. Monsignor Santo Marcianò lo definisce “ministro di pace”
Cordoglio per la scomparsa del sacerdote reggino, don Pino Sorbara, è stata espressa da monsignor Santo Marcianò, Ordinario militare per l’Italia nel suo messaggio letto in Cattedrale.
Il progetto del Cimic – Cooperazione civile militare, consentirà ai ragazzi di utilizzare strumenti all’avanguardia per la didattica, rispondendo a una delle priorità della missione Kfor che mira all’accesso all’istruzione senza distinzione etnica.
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