Avvenire di Calabria

Una sterile svista che poteva anche risparmiarsi e risparmiarci. Il suo commento, infatti, è poco opportuno ed è sbagliato nel metodo e nel merito

Imeneo risponde a Sorge: «Il suo Tweet mortifica la Calabria»

Davide Imeneo

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Tra i tanti commenti a margine delle elezioni regionali del 26 gennaio, merita di essere annoverato il Tweet di padre Bartolomeo Sorge, già direttore de La Civiltà Cattolica, dell’Istituto di formazione politica “Arrupe”, di Popoli e direttore emerito di Aggiornamenti sociali.

Il gesuita, nella giornata di ieri, ha twittato la sua opinione: «Due Italie. EMILIA ROMAGNA: benestante, guarda al futuro, rinvigorita dalla linfa nuova delle “sardine”. CALABRIA: ferma al palo, si affida al congenito antimeridionalismo della Lega, senza speranza». Padre Sorge è tra gli intellettuali più importanti del pensiero cattolico (e non solo), le sue analisi hanno sempre offerto – con disarmante lucidità – un quadro di riflessione acuto sulla situazione socio-politica dell’Italia e dell’Europa, anche alla luce della Dottrina Sociale della Chiesa. Ma il tweet postato ieri sembra essere scaturito con eccessiva fretta, sull’onda emotiva di una competizione elettorale che non ha raggiunto i risultati sperati…da padre Sorge. Ma il popolo è sovrano, ed anche se all’illustre gesuita non è piaciuto, in Calabria ha vinto il centrodestra. Il centrodestra, caro padre Bartolomeo, non la Lega. Ma andiamo per gradi. Dicevo che, a mio avviso, il Tweet di Sorge è sbagliato nel metodo e nel merito.

«Due Italie». Che esistano due Italie lo sappiamo tutti, ma scrivere per rimarcare questa differenza - che spesso si traduce in una distanza siderale in termini di ricchezza, come giustamente rilevato a favore dell’Emilia-Romagna “benestante” – al fine di suffragare un convincimento partitico (e non solo politico) è cosa assai scorretta. Caro padre Sorge, che ci siano due Italie non è merito né demerito della Lega o delle Sardine, e neanche dei Calabresi e degli emiliano-romagnoli. Chi ha governato per la stragrande maggioranza del tempo repubblicano in Meridione? La Lega? E la benestante Emilia-Romagna ha conosciuto un’era di sviluppo e crescita economica grazie alle Sardine? Suvvia padre, cerchiamo di essere lucidi. Mi permetto di invitarla – se non oso troppo – a dare un’occhiata alle delibere e agli atti governativi della Giunta Oliverio, esponente del Partito Democratico, che ha governato la Regione dei bronzi dal 2014 fino al 26 gennaio scorso. Troverà in quelle carte la ragione dei 25 punti che hanno distanziato la vincitrice Santelli dal candidato Callipo. La Calabria era ferma a un palo, a tal punto che il Pd non ha voluto ricandidare il presidente uscente.

Ma continuando a considerare la sua esternazione, mi preme sottolineare un altro dato. Se i Calabresi decidono ancora di restare in Calabria e di non emigrare verso il progredito Nord, ciò è dovuto solo ed esclusivamente alla speranza che essi nutrono: un futuro migliore per la loro Regione. Lei ha tolto anche quella. E le sembra corretto che un sacerdote, esperto di dottrina sociale come lei, attribuisca alle scelte dei calabresi il marchio di “senza speranza”, solo perché si sarebbero affidati (ma in realtà non è così) al congenito antimeridionalismo della Lega? E se anche fosse, ma lei pensa davvero che la speranza di una regione, di una nazione, dipenda da una scelta (di minoranza) dei suoi elettori?

E, infine, caro padre Bartolomeo, mi lasci dire che la sua esternazione è clamorosamente errata anche nel merito partitico-politico. In Calabria la Lega non ha vinto e non è stato il partito più votato. Infatti ha raccolto 95.400 preferenze (12,25%), mentre in Emilia Romagna ha collezionato 690.864 voti (31,95%). Nella terra di Pitagora, invece, all’interno della coalizione di centro destra, hanno prevalso i moderati. Questo può piacerci o non piacerci, ma è un dato che non possiamo cancellare, attribuendo la vittoria del centro destra alla minoritaria Lega. Né appare vera la sua lettura secondo la quale la Calabria si appella al congenito antimeridionalismo della Lega, per due motivi: perché la Calabria non si è affidata alla Lega, e perché l’antimeridionalismo non appartiene solo alla Lega, mi creda.

Il suo tweet, quindi, è da respingere al mittente. Ciò, ovviamente, non toglie nulla al suo pensiero, al suo lavoro e al suo ministero. Ricorderemo il suo tweet come un banale passo falso, un superficiale inciampo che capita anche ai grandi intellettuali. Da parte mia, nel mio piccolissimo spazio di riflessione, continuerò a proporre idee e opinioni che provino a rilanciare la Calabria. Ed anche a riappianare fratture ormai esasperate da una dialettica politica che divide sempre e tutto, a volte anche la compagine ecclesiale. Sempre più spesso, infatti, nel mio ministero di sacerdote-giornalista mi confronto con due “fronti” che sanno poco o niente di Chiesa: il “cattocomunismo” e il “nazional cattolicesimo”. Ci sono cattolici che, illusi di essere in pace con la loro coscienza di credenti, calpestano il valore del diverso e dei migranti, ma anche della vita nascente e terminale, disconoscono i diritti dei poveri o, sull'altro versante, si fanno promotori di forme per nulla evangeliche di famiglia.

Da questi estremi, che coesistono attualmente nella compagine ecclesiale, non ci salveranno né la Lega né le Sardine. Ma un sano ritorno alla ragione e alla Dottrina sociale della Chiesa.

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