Avvenire di Calabria

Immigrazione&Social, quando l’umanità diventa un bersaglio

Anche L'Avvenire di Calabria sotto attacco. Uno sguardo preoccupato ai commenti razzisti apparsi sulla nostra pagina facebook. Ma noi abbiamo deciso da che parte stare

Francesco Creazzo, Davide Imeneo e Federico Minniti

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Immigrazione, i social network «fagocitano» i valori restituendo come post-prodotto una semina sparsa di parole d'odio. Potremmo sintetizzare così il "risultato" dell'esperimento de L'Avvenire di Calabria che venerdì scorso ha deciso di pubblicare, sulla propria pagina facebook, un video nel quale ha accostato le parole del neoministro dell’Interno Matteo Salvini («La pacchia per i clandestini è finita») alle immagini della visita della Caritas nazionale al cimitero di Armo, dove da un anno sono seppelliti 45 migranti morti in mare (clicca quì per vedere il video).
 
Un modo, da parte nostra, per richiamare l’attenzione su un fenomeno, peraltro ben espresso dal responsabile immigrazione di Caritas italiana, Oliviero Forti (per chi vuole approfondire, quì trova la sua intervista), la cui esistenza ci è stata confermata anche dai commenti razzisti, odiosi, volgari e violenti che molti utenti hanno lasciato sotto il video stesso.
 
Tutto questo, mentre il tema dell'accoglienza era (ed è) di preminente attualità: l'approdo, proprio a Reggio Calabria, di 232 migranti nella giornata di sabato e il "caso" della nave Aquarius lasciata nel Mediterraneo dopo il "no" di Malta e l'ordine del capo del Viminale, Salvini, di chiudere tutti i porti italiani. Purtroppo, però, la vita di quei 600 esseri umani, non può e non deve essere buttata in politica.
 
Non si tratta se parteggiare per la Lega o per il nuovo governo giallo-verde oppure con chi sinora ha gestisto il processo dell'accoglienza del nostro Paese. Fare un simile riduzionismo partitico davvero spaventa perché aliena la società dalla propria coscienza collettiva. E questo trend, se possibile, è ancora più drammatico per la popolazione che si ispira ai valori cattolici.
 
C’è, infatti, una discrepanza netta tra la posizione della Chiesa e di Papa Francesco, sul tema dell’immigrazione, e quella di moltissimi fedeli "contagiati" dalla dialettica populista. Se da un lato la Chiesa, che ogni giorno spende una quantità immensa delle proprie risorse per accogliere e custodire i fratelli migranti, predica compassione e umanità, dall’altro, una parte dei fedeli si è fatta imbrigliare in un clima retorico anti immigrazione. Con paroline seducenti come "sostituzione etnica", un certo "ateismo devoto" tanto caro all'ambiente delle nuove destre, ha sfruttato la frustrazione e la rabbia dell’elettorato, trasformandolo in disumanità assoluta.
 
Quale essere umano guardando l’immagine di una tomba senza nome, riuscirebbe a concepire la frase: «Se l’è cercata»?. «Ma c'è anche Pamela in quel cimitero?», provoca una lettrice, chiaramente implicando che l’intera comunità migrante è responsabile – e deve pagare con la vita – per l’omicidio della giovane nel Maceratese.
 
«Le tombe sarebbero state al loro paese se da li non si fossero mossi», tuona un altro utente di facebook, centrando involontariamente il punto delle migrazioni, cioè la necessità di scappare per non morire, a rischio di morire in mare. «Queste sono tutte vittime della politica del Pd che ha stretto accordi con l'UE, pretendendo che tutti gli sbarchi avvenissero in Italia», scrive ancora un signore che non conosce il Trattato di Dublino e si è fatto ingannare dalle numerose bugie pronunciate in campagna elettorale.
 
Tutto questo davanti alle immagini di tombe senza nome, di tombe di ragazzini, immagini di parenti che piangono i propri cari, davanti alla voce e del volto di Florence che prega per i suoi amici strappatigli via dal mare. Il dualismo "accoglienza/non accoglienza" non cozza con la difesa delle origine delle radici cristiane dell'Europa, sostenuta a gran voce da quanti oggi ne fanno un uso distorto e strumentale? Salvare le vite in mare non risponde alla stessa esigenza di umanità che si invoca rispetto ai casi dell'eutanasia? Occorre dire la verità, sempre.
 
L'Avvenire di Calabria, bersaglio di alcuni commenti feroci, però ha scelto da che parte stare. Non abbiamo paura di dirlo, non avremo paura di comunicare la verità, chiunque sia il latore delle bugie. La predicazione della Chiesa non può restare "lettera morta" perché parla al senso fondamentale dell’etica umana. Occorre resistere all’impoverimento culturale, all’imbarbarimento della nostra nazione e della nostra regione. Questo è il dovere dei cattolici: decidano se vogliono «accogliere lo straniero e vestire chi è nudo» o farsi imprigionare da una retorica timorosa, pusillanime, micragnosa, egoistica e anticristiana.
 

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